Rivolta a Los Angeles, Trump chiede di arrestare tutte le persone a volto coperto: cosa succede in California
Los Angeles è una città sotto assedio e militarizzata. Migranti irregolari e cittadini protestano contro le politiche migratorie di Donald Trump
Los Angeles è infiammata dalle rivolte, dopo una serie di retate volte all’arresto di immigrati irregolari. Le proteste sono già al loro quarto giorno: tutto è iniziato nel centro di Los Angeles per poi estendersi nei giorni successivi. La città è teatro di scontri, incendi e devastazioni. “Arrestate subito le persone a volto coperto”, scrive intanto Trump sul social network Truth.
- Proteste a Los Angeles
- Guardia Nazionale a Los Angeles
- Governatore contro Presidente
- Divieto d’ingresso per 12 Paesi
Proteste a Los Angeles
Le proteste a Los Angeles sono esplose venerdì 6 giugno. Nella giornata di domenica 8 giugno sono state fermate 27 persone. Negli ultimi scontri, evidenzia il capitano della polizia della città, Raul Jovel, tre agenti sono rimasti lievemente feriti.
Tra i reati contestati figurano il lancio di una molotov contro un agente e l’uso di una motocicletta per rompere un cordone di polizia.
La polizia, racconta il capitano alla Cnn, è “sotto attacco” da parte dei manifestanti che protestano contro la politica anti-immigrazione dell’amministrazione Trump.
Guardia Nazionale a Los Angeles
Per la prima volta dal 1965, un presidente ha dispiegato la Guardia Nazionale senza il consenso del governatore dello Stato. Trump ha ordinato l’invio di 2.000 soldati a Los Angeles, cui si aggiungono 500 marines messi in stato di allerta dal segretario alla Difesa, Pete Hegseth.
Le truppe sono arrivate in città domenica, in un clima già tesissimo. La loro presenza è stata subito percepita come una provocazione. I militari hanno cominciato a sparare proiettili di gomma ad altezza gambe e in alcuni casi anche ad altezza uomo, secondo quanto riportato dall’Ansa. Intere aree di Los Angeles, per ora, restano sotto assedio e militarizzate.
Governatore contro Presidente
Il governatore della California, Gavin Newsom, ha reagito con durezza: in un post su X, ha dato del “dittatore” a Trump.
“Incitare e provocare la violenza, creare caos di massa, militarizzare le città, arrestare gli oppositori. Questi sono atti di un dittatore, non di un presidente”, ha sostenuto.
Newsom ha anche accusato il presidente di voler “fabbricare una crisi” per legittimare una repressione che ha definito “del tutto sproporzionata”.
Divieto d’ingresso per 12 Paesi
A complicare ulteriormente il quadro, è entrato in vigore un decreto presidenziale che proibisce l’ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di 12 Paesi, tra cui Afghanistan, Iran, Somalia, Sudan e Yemen.
La misura è stata motivata da esigenze di sicurezza nazionale, ma è stata immediatamente interpretata come una nuova stretta discriminatoria nei confronti di popolazioni già colpite da guerre e instabilità politica.