Dazi di Trump bloccati dalla Corte Usa perché "illegali", la sentenza scuote il mondo: che succede adesso

I giudici hanno bloccato i dazi di Trump, principale misura con la quale il presidente Usa intendeva "fare l'America nuovamente grande". Cosa succede ora alle trattative commerciali

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Indietro tutta: la Corte del Commercio Internazionale degli Usa ha stabilito che i dazi di Donald Trump, imposti in maniera generalizzata, sono “illegali” perché violano la Costituzione americana, superando l’autorità conferita al presidente dalla legge federale. Si tratta di un colpo durissimo alla politica economica e negoziale del 47° presidente Usa, nonché alla sua immagine. Trump farà ricorso.

Bloccati i dazi di Trump

In una sentenza destinata a fare scuola, i giudici federali di Manhattan hanno dichiarato illegittimi i dazi tariffari applicati su scala globale sulla base dell’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) del 1977, legge pensata per affrontare minacce straordinarie, ma mai prima d’ora utilizzata per giustificare misure protezionistiche su larga scala.

Il verdetto è stato unanime: tre giudici nominati da presidenti di diverso orientamento politico (Obama, Reagan e Trump) hanno stabilito che la norma invocata dalla Casa Bianca non può essere interpretata come una licenza di intervenire unilateralmente sul commercio globale. Il potere di regolamentare le relazioni commerciali, hanno ricordato i magistrati, spetta al Congresso.

Dazi Trump Usa illegali Fonte foto: IPA

Donald Trump, 47° presidente degli Stati Uniti d’America

Tariffe annullate, impatto immediato

La decisione della Corte annulla una serie di misure fortemente impattanti:

  • dazi del 25% su prodotti canadesi e messicani;
  • tariffe del 30% sui beni cinesi (dal paventato 145%);
  • un’imposta del 10% su tutte le importazioni da gran parte dei partner globali;
  • le cosiddette tariffe “reciproche” (dal 20% al 50%) che sarebbero entrate in vigore il 9 luglio.

Queste misure erano state giustificate dalla Casa Bianca come risposta a emergenze legate al traffico di fentanyl, all’immigrazione illegale e al disavanzo commerciale statunitense. Ma per la Corte, si è trattato di un abuso del potere esecutivo.

Verso la Corte Suprema

Il procedimento giudiziario è partito dal ricorso di V.O.S. Selections, un’azienda newyorkese di importazione vinicola, supportata da altre piccole imprese e da dodici Stati a guida democratica, tra cui l’Oregon e New York.

L’Attorney General di New York, Letitia James, ha commentato: “Nessun presidente ha il potere di alzare le tasse da solo, quando vuole. Questi dazi rappresentano una tassa regressiva che avrebbe colpito famiglie e imprese in tutto il Paese”.

Trump farà appello

La Casa Bianca ha già annunciato che presenterà appello, dichiarando che “non spetta a giudici non eletti decidere come affrontare un’emergenza nazionale” e ribadendo l’impegno a difendere le misure adottate in nome del principio “America First”. L’iter giudiziario potrebbe ora arrivare fino alla Corte Suprema.

Perché i dazi sono importanti per Trump

Per Trump i dazi, oltre che una misura economica, sono soprattutto una misura politica, ovvero uno strumento di pressione negoziale negli accordi internazionali soprattutto nei rapporti con i vicini di casa (Canada e Messico), con l’Europa e con la Cina.

Il venire meno dei dazi fa crollare l’impalcatura portante della sua politica estera, nonché uno dei cavalli di battaglia che l’hanno portato ad essere eletto.

Trump sperava inoltre che, con i maggiori dazi, migliaia di aziende sparse per il mondo avrebbero deciso di spostare la produzione negli Usa, così da far crollare la disoccupazione interna.

Cosa succede adesso

Sul piano operativo, le tariffe dal punto di vista politico rimangono in vigore fino a nuova disposizione, ma sono congelate. Ma il verdetto apre scenari inediti.

Secondo John Leonard, ex funzionario della US Customs and Border Protection, qualora l’appello venisse respinto, il governo sarà obbligato a rimborsare le aziende per i dazi già pagati, con interessi. Un impatto potenziale di miliardi di dollari sulle casse federali.

Nel frattempo, la sentenza getta nel caos i negoziati commerciali con l’Unione europea, il Giappone e altri alleati strategici. Molti di questi tavoli erano stati aperti sotto la minaccia di nuove tariffe o di escalation doganali.

Ora, con la legittimità di quelle minacce messa in discussione, la credibilità negoziale della Casa Bianca si indebolisce.

Anche il recente ultimatum lanciato da Trump per imporre tariffe al 50% su tutti i beni europei è stato momentaneamente sospeso, con un’estensione del dialogo concessa all’Ue. Ma i governi stranieri si interrogano ora sulla validità di negoziati condotti sotto coercizione tariffaria.

La reazione dei mercati

I mercati hanno accolto la sentenza con favore. Le borse asiatiche hanno registrato rialzi (Nikkei +1,5%, Shanghai +0,7%), e anche i future statunitensi sono aumentati. Il dollaro si è rafforzato, segno che gli investitori vedono nella decisione un ritorno alla prevedibilità istituzionale.

Per gli analisti, la sentenza segna la fine di un’era di iper-attivismo commerciale unilaterale. Scrive Stephen Innes di SPI Asset Management: “L’Ufficio Ovale non è una sala trading, e la Costituzione non è un assegno in bianco. Questa decisione rappresenta un punto di svolta strutturale: dai dazi dell’uomo solo al comando a un sistema di garanzie e contrappesi”.

Dazi Trump Usa illegali Fonte foto: IPA
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