Delitto di Garlasco, parla il giudice che confermò la condanna di Alberto Stasi: le 10 prove contro di lui

L'ex magistrato Fumo conferma la sua posizione su Alberto Stasi: "Oltre ogni ragionevole dubbio". Le nuove ricostruzioni sono fantasiose da confermare

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Parla il giudice che ha confermato la condanna di Stasi. Maurizio Fumo, ex magistrato della Corte di Cassazione, ricorda come la condanna sia arrivata a fronte di prove sufficienti per confermarne la responsabilità oltre ogni ragionevole dubbio. Sono 10 le prove contro il condannato per il delitto Poggi.

Cosa ha detto il giudice

Nel dicembre 2015 Maurizio Fumo era il presidente della quinta sezione della Corte di Cassazione che condannò in via definitiva a 16 anni Alberto Stasi. Per Fumo, ancora oggi, è l’unico responsabile oltre ogni ragionevole dubbio.

Cosa significa lo spiega proprio l’ex magistrato: “Oltre ogni ragionevole dubbio è quando ogni altra ipotesi alternativa è talmente tanto fantasiosa, improbabile e fuori dalla realtà che si può escludere”.

Queste “ipotesi fantasiose”, le stesse proposte dalla difesa di Stasi, sono ora al centro delle nuove indagini.

La verità giudiziaria

In Italia c’è una lunga storia di casi mediatici che hanno tenuto il pubblico attaccato allo schermo o ai giornali. Molti di questi hanno una verità giudiziaria e, alle volte, anche una realtà, cioè quello che è realmente accaduto.

Succede quando non c’è una confessione e non è possibile, quindi, ricostruire esattamente cosa è accaduto. Sono le sentenze allora a scrivere l’ipotesi più probabile.

Perquisizione SempioFonte foto: ANSA
In foto la perquisizione a casa Sempio

In questo caso, a condannare Alberto Stasi sarebbero state prove considerate adeguate a ricostruire i fatti. La sentenza del 2014 ne sottolinea una decina, poi confermate.

Gli 11 indizi contro Stasi

Sono una decina i punti ricostruiti nella sentenza d’appello bis del dicembre 2014 che confermano la condanna di Alberto Stasi. La prima fa riferimento alla finestra temporale in cui è accaduto il delitto: Stasi non ha un alibi, ma ha dichiarato di aver svolto alcune attività che lascerebbero il tempo materiale per compiere l’omicidio.

Altro dettaglio sono i movimenti all’interno della casa: Stasi conosceva la villetta dei Poggi e si è quindi mosso facilmente al suo interno. Poi c’è la nota bicicletta nera, notata da alcuni testimoni e che Stasi non avrebbe mai menzionato. Eppure una bici da donna nera era disponibile nella famiglia Stasi.

C’è poi il sangue sui pedali, che Stasi provò a giustificare con “sangue mestruale”. Questi furono cambiati, sostituiti con un paio nuovi. C’è la questione delle scarpe, taglia 42, che Stasi non ha consegnato. Diciannove ore dopo, agli agenti sono state consegnate un paio di scarpe che non corrispondevano, ma che difficilmente potevano essere state sulla scena del delitto, ricoperta di sangue.

C’è la chiamata al 118, che descrive un incidente nel quale la vittima si ritrova in fondo alla scala della cantina. Secondo quanto emerso, sembrerebbe il racconto dell’aggressore, non dello scopritore del corpo. Ancora, il DNA maschile ritrovato sotto le unghie della vittima, anche se non fornisce l’identità.

Le ipotesi contro Sempio

La ricostruzione alternativa vede Andrea Sempio come esecutore e i suoi genitori complici, per via dello scontrino che collocherebbe Sempio altrove al momento del delitto, ma che secondo l’ipotesi non apparterrebbe davvero a lui.

Quindi contro Sempio l’ipotesi dell’alibi mancante, una serie di telefonate agli amici nell’ora dell’omicidio, ma anche strane telefonate alla villetta dei Poggi, pur sapendo che l’amico e fratello della vittima, Marco, non si trovava lì.

E poi l’impronta palmare sulla parete, che presenta dei punti di contatto con quella di Sempio, ma che potrebbe essere del tutto inservibile, oltre al fatto che potrebbe non contenere tracce di sangue come invece proposto dall’analisi degli avvocati di Stasi.

Per Fumo non è vacillato il giudizio su Stasi e quelle contro Sempio sono ipotesi che devono essere ancora provate.

delitto-di-garlasco-giudice-alberto-stasi-1 Fonte foto: ANSA
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