Il giudice Stefano Vitelli torna sull'assoluzione di Alberto Stasi, la perizia "sorprendente" sul pc
Il giudice che assolse in primo grado Alberto Stasi nel 2009 ribadisce la correttezza della sua decisione in un'intervista
Il giudice che assolse Alberto Stasi in primo grado, Stefano Vitelli, torna sul caso di Garlasco, parlando della sua esperienza durante il primo processo al fidanzato di Chiara Poggi, e raccontando della “sorprendente” perizia sul computer del ragazzo.
- Vitelli sull'assoluzione di Stasi: "Non fu una sconfitta"
- La perizia sul pc di Stasi
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Vitelli sull’assoluzione di Stasi: “Non fu una sconfitta”
“Per me era sacrosanto assolvere e per me, come giudice, non era una sconfitta. Io dovevo giudicare Alberto Stasi sulla base degli elementi portati dalla pubblica accusa” ha ricordato il giudice.
“Nel momento in cui non li ho ritenuti sufficienti a condannarlo oltre ogni ragionevole dubbio io, di scienza e coscienza, dovevo assolvere. Non è una sconfitta per lo Stato, anzi, è una vittoria” ha affermato.
“È intollerabile, per uno Stato liberal-democratico, tollerare il rischio di mettere un innocente in galera. Io mi sono trovato di fronte a una situazione di incertezza. Il ragionevole dubbio si compone di diversi elementi” ha continuato Vitelli.
La perizia sul pc di Stasi
Vitelli ha quindi proseguito parlando di uno degli elementi che gli fecero decidere per l’assoluzione di Alberto Stasi: la perizia sul computer del ragazzo.
“C’era l’alibi informatico. Vi erano state delle procedure scorrette da parte dei carabinieri nell’esaminare, a fini investigativi, il computer sequestrato ad Alberto Stasi” ha spiegato il giudice.
Fonte foto: ANSA
“Ho nominato dei periti molto bravi, che con un lunghissimo lavoro sono riusciti a pulire i dati e arrivare alla conclusione, sorprendente per tutti, per cui Stasi aveva lavorato alla tesi nelle ore centrali della mattinata” ha concluso Vitelli.
Tutti i processi di Garlasco
Vitelli assolse Stasi in primo grado nel ruolo di Gup, giudice per l’udienza preliminare, perché la difesa del ragazzo chiese il rito abbreviato. La sentenza fu poi confermata in appello.
La Corte di Cassazione però giudicò la sentenza illogica e sottolineò alcuni elementi che non erano stati esaminati. Pur affermando, come Vitelli, che non si potesse giudicare Stasi né colpevole né innocente con gli indizi a disposizione, la Cassazione ordinò un nuovo processo.
Fu quindi celebrato nuovamente il processo d’appello e, nel 2014, Stasi fu condannato a 24 anni di reclusione, ridotti a 16 per effetto del rito abbreviato, per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi.
Fonte foto: ANSA