Virgilio Video https://www.virgilio.it/video/ it-IT Mon, 09 Jun 2025 13:08:54 +0200 Pesce remo: avvistato il leggendario “messaggero dell’Apocalisse” https://www.virgilio.it/video/pesce-remo-avvistato-mistero-217368 Mon, 09 Jun 2025 12:33:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/pesce-remo-avvistato-mistero-217368 Video Virgilio Canva

Sulle coste del Tamil Nadu, in India, è successo qualcosa di davvero insolito: è stato trovato un pesce remo, una creatura lunga e argentea che di solito vive nelle profondità dell’oceano e che difficilmente si fa vedere in superficie. È un animale che sembra uscito da un racconto mitologico, e infatti è conosciuto anche come “pesce dell’Apocalisse” o ryūgū no tsukai.

Non appena le immagini e i video del pesce spiaggiato hanno cominciato a girare sui social, la curiosità e l’ansia sono esplose. Alcuni hanno subito pensato che potesse essere un segno di terremoti o tsunami in arrivo, come vuole la tradizione in alcune culture. Altri lo hanno visto come un semplice caso curioso.

Il ritrovamento in India a Tamil Nadu

Il pesce remo è stato trovato su una spiaggia del Tamil Nadu, una zona che si affaccia sul Golfo del Bengala. Chi era lì racconta che la scena è stata davvero impressionante: un pesce lunghissimo, dal corpo lucido e dalla forme che ricorda un serpente, completamente diverso rispetto a quello che ci si aspetta di vedere su una spiaggia. In pochi minuti la voce si è sparsa e decine di curiosi, tra pescatori, turisti e residenti, si sono avvicinati per guardarlo da vicino.

La notizia ha fatto subito il giro del mondo, riportando alla mente episodi simili avvenuti in altri Paesi come il Giappone e il Messico. In quei posti la comparsa del pesce remo è spesso associata a eventi naturali catastrofici. Anche in India si sono divisi in due opinioni: c’era chi si lasciava suggestionare dalla paura e chi, invece, era solo affascinato da questa creatura così fuori dal comune. Le autorità hanno detto chiaramente che non ci sono prove di un collegamento con terremoti o tsunami, ma le leggende ovviamente sono dure a morire.

Perché viene chiamato pesce dell’Apocalisse

Il soprannome “pesce dell’Apocalisse” non nasce per caso. In Giappone questo animale è considerato un messaggero che annuncia disastri naturali. Secondo la leggenda, quando appare in superficie è perché qualcosa di spaventoso sta per succedere. Anche in Messico ci sono racconti simili, e così il mito si è diffuso un po’ ovunque.

La verità è che quando vedi un pesce così lungo e argentato, con quella cresta rossa che sembra una bandiera, è facile capire perché la gente si lasci suggestionare. E poi ci sono le coincidenze: nel 2011, poco prima del terremoto e dello tsunami che hanno colpito il Giappone, furono visti diversi pesci remo sulle coste. Da allora, la loro fama di messaggeri di sciagure si è rafforzata.

Cosa dice la scienza: davvero un presagio?

La scienza, però, è molto più scettica. Gli studiosi di biologia marina dicono che il pesce remo non ha niente a che fare con terremoti o tsunami. Non ci sono prove che questi animali possano “prevedere” i movimenti delle placche terrestri. Piuttosto, capita che finiscano in superficie per motivi molto più semplici, come correnti marine insolite o malattie che li rendono troppo deboli per restare nelle profondità.

Ci sono anche altri fattori in gioco, come i cambiamenti climatici e l’inquinamento che stanno trasformando gli oceani e influenzando la vita delle creature che ci abitano. Anche il pesce remo, come tante altre specie marine, può essere spinto in acque più alte da queste trasformazioni.

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La demolizione dello storico albergo è spettacolare https://www.virgilio.it/video/la-demolizione-dello-storico-albergo-e-spettacolare-217365 Mon, 09 Jun 2025 12:07:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/la-demolizione-dello-storico-albergo-e-spettacolare-217365 Video Virgilio

Un’esplosione epocale catturata dal cielo: in questo filmato ripreso da un drone si può vedere la drammatica demolizione dello Sheraton Crossroads Hotel a Mahwah, nel New Jersey.

Per anni una delle visioni più iconiche del paesaggio del New Jersey sulla Route 17, l’edificio è stato demolito in modo spettacolare in pochi secondi con una serie di cariche.

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Intercettata Freedom Flotilla, il messaggio preregistrato di Greta Thunberg https://www.virgilio.it/video/intercettata-freedom-flotilla-il-messaggio-preregistrato-di-greta-thunberg-217347 Mon, 09 Jun 2025 10:27:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/intercettata-freedom-flotilla-il-messaggio-preregistrato-di-greta-thunberg-217347 Video Virgilio ANSA

L’organizzazione Freedom Flotilla Coalition, che ha noleggiato la nave umanitaria Madleen per dirigersi a Gaza con a bordo l’attivista svedese Greta Thunberg, ha dichiarato che l’imbarcazione à stata sequestrata dall’esercito israeliano.

“Se vedete questo video significa che siamo stati intercettati e rapiti in acque internazionali dalle forze di occupazione israeliane o da forze che sostengono Israele”, il messaggio preregistrato dell’attivista scandinava.

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Colombia, terremoto di magnitudo 6.3: persone evacuate dagli edifici https://www.virgilio.it/video/colombia-terremoto-di-magnitudo-6-3-persone-evacuate-dagli-edifici-217335 Mon, 09 Jun 2025 10:16:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/colombia-terremoto-di-magnitudo-6-3-persone-evacuate-dagli-edifici-217335 Video Virgilio

In Colombia a Bogotà molte persone sono state evacuate, fatte uscire dalle loro case, dagli edifici dopo che un potente terremoto di magnitudo 6.3 ha scosso la capitale.

“Era da molto tempo che non si verificava un terremoto così forte”, ha dichiarato un abitante della capitale colombiana.

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Truffa dei Labubu: attenzione ai siti falsi https://www.virgilio.it/video/bambole-labubu-truffa-217302 Sun, 08 Jun 2025 11:49:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/bambole-labubu-truffa-217302 Video Virgilio IPA

I cybercriminali sono attentissimi a sfruttare ogni novità sia tecnologica che sociale per ideare nuove truffe. Dalle frodi con l’intelligenza artificiale a quelle che sfruttano loghi di marchi affermati, bisogna fare molta attenzione soprattutto online. Ovviamente non sono esenti dal poter essere sfruttati come “esca” anche i trend del momento, per esempio la popolarità crescente che stanno avendo le bambole Labubu.

Cosa sono le bambole Labubu

Le bambole Labubu sono degli eccentrici peluche da collezione disegnati dall’artista di Hong Kong Kasing Lung e venduti dai negozi Pop Mart in “blind box”, ovvero acquisti la scatola ma non sai quale versione della bambola otterrai.

Questi giocattoli hanno conquistato il pubblico mondiale. Gli acquirenti appunto non sanno quale bambola o quale disegno specifico riceveranno finché non aprono la confezione.

Da aprile 2024, complice le sponsorizzazioni da parte di celebrità, le bambole Labubu hanno ottenuto un notevole successo portando i prezzi di rivendita a oltre 3.000 dollari. In questo modo si è creato un terreno fertile per i truffatori, che sfruttano l’urgenza e l’eccitazione legate a questi giocattoli.

Come funziona la truffa delle bambole Labubu

Sfruttando il trend delle bambole Labubu, i cybercriminali stanno creando numerosi siti web contraffatti in più lingue che propongono di vendere i giocattoli, imitando il brand Labubu, offrendo sconti o “edizioni esclusive”.

Le vittime, convinte di acquistare una bambola Labubu a un prezzo scontato, inseriscono i dati della carta di credito o altre informazioni personali.

I cybercriminali, in questo modo, entrano in possesso delle chiavi d’accesso al conto e rubano soldi agli acquirenti delle false bambole.

Spesso, per convincere le potenziali vittime a fare subito l’acquisto sul sito, i truffatori mandano inviti urgenti all’azione per accaparrarsi gli esemplari più rari e gli ultimi pezzi in circolazione.

I fan delle bambole Labubu, temendo di perdere l’occasione, sono così più predisposti a comprare subito l’oggetto del desiderio, facendo meno attenzione ai dettagli che potrebbero fargli capire di essere approdato su un sito truffa.

Come difendersi dalla truffa delle bambole Labubu

Per evitare di cadere vittima della truffa delle bambole Labubu, o in generale del phishing, si ricorda che le bambole Labubu sono in vendita solo nei rivenditori verificati, come i canali ufficiali di Pop Mart.

Prima di fare l’acquisto è bene controllare attentamente l’URL del sito web per verificarne l’autenticità. Non agire d’impulso e prendere il tempo necessario per verificare la veridicità della comunicazione. Offerte a prezzi stracciati spesso nascondono delle truffe, verificare sempre la bontà dell’offerta paragonandola a offerte simili e cercando informazioni sull’offerente.

Se si cade vittima di una truffa è sempre possibile attivarsi per denunciare quanto accaduto alle forze dell’ordine. Nel caso si tratti di una truffa avvenuta online, è opportuno fare riferimento alla Polizia Postale che ha competenza sui reati informatici.

Bisogna raccogliere tutto il materiale che può provare quanto accaduto. Inoltre, se si teme di essere rimasto vittima di una truffa bancaria o che qualcuno abbia accesso al proprio conto, si deve contattare il proprio Istituto di credito per bloccare le carte di pagamento e per verificare che non vi siano state disposizioni di pagamento fraudolente.

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Perché il gatto fa le fusa: mistero risolto https://www.virgilio.it/video/fusa-gatti-mistero-risolto-217299 Sun, 08 Jun 2025 10:39:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/fusa-gatti-mistero-risolto-217299 Video Virgilio IStock

Alla base delle fusa dei gatti ci sarebbero dei potenziali geni, è la scoperta di uno studio giapponese che potrebbe aiutarci a capire perché i nostri amici pelosi emettano questi brontolii di soddisfazione. Nonostante la lunga relazione dell’umanità con i gatti domestici (Felis catus), le fusa rimangono un mistero e il loro scopo è ancora oggetto di dibattito.

Lo studio sulle fusa dei gatti

Analizzando il DNA e il comportamento riferito dai proprietari di 280 gatti domestici, il biologo Yume Okamoto dell’Università di Kyoto e i suoi colleghi hanno identificato un gene legato alle fusa e ad altre forme di vocalizzazione felina.

È stato riportato che i gatti con geni del recettore degli androgeni di tipo corto facevano le fusa più spesso ai loro proprietari rispetto a quelli con geni di tipo lungo. È stato anche riportato che i gatti maschi con questo gene di tipo corto erano più vocali verso gli umani.

I recettori degli androgeni regolano principalmente il testosterone, quindi la lunghezza del gene probabilmente influenza i comportamenti correlati al testosterone, tra cui la vocalizzazione.

Esaminando questo gene in 11 specie di gatti, i ricercatori hanno scoperto che la versione lunga era presente solo nei gatti domestici. Persino i loro parenti più prossimi, il gatto pescatore (Prionailurus viverrinus) e il gatto leopardo (Prionailurus bengalensis), non presentavano la forma più lunga del gene, suggerendo che sia emerso durante la domesticazione dei gatti.

Quando i gatti fanno le fusa

Precedenti ricerche hanno scoperto che i gatti di razza pura hanno maggiori probabilità di avere il gene long-type rispetto ai gatti meticci, che spesso hanno iniziato la loro vita come randagi.

Pertanto, i ricercatori sospettano che i gatti allevati costantemente dagli esseri umani non dipendano così tanto dalla comunicazione vocale per la loro sopravvivenza, consentendo ai gatti con la variante genetica long-type di sopravvivere nella popolazione di razza pura.

“Questo risultato è in linea con l’associazione tra fusa e comunicazione vocale come strategie per cercare attenzione o supporto, a vantaggio della sopravvivenza attraverso le interazioni sia con i gatti che con gli esseri umani“, scrivono Okamoto e il suo team nel loro articolo.

I gatti fanno le fusa anche quando sono gravemente feriti, quindi alcuni ricercatori hanno proposto che le fusa possano essere anche un meccanismo di guarigione. Qualche anno fa, i ricercatori hanno scoperto che i cuscinetti mollicci delle corde vocali dei gatti producono vibrazioni a bassa frequenza senza contrazioni muscolari, quindi il rombo di 25-30 Hz è, in una certa misura, automatico.

Il meccanismo alla base delle fusa

Le fusa sono usate anche per le comunicazioni con altri animali. Per esempio è stato osservato come, già dal secondo giorno di vita, il gattino non potendo miagolare, durante l’allattamento faccia le fusa a bocca chiusa per esprimere alla madre il suo benessere, e come questa risponda facendo le fusa per tranquillizzarlo.

Lo stesso comportamento è osservabile quando la gatta si avvicina al nido o quando afferra alla collottola i gattini per spostarli.

I gatti domestici emettono dei suoni con una frequenza dalle 25 alle 150 vibrazioni in un solo secondo. Confrontando le fusa di un ghepardo (Acinonyyx jubatus) e di un gatto domestico (Felis catus) è stato rilevato che il primo emette fusa a una frequenza inferiore rispetto a quelle del gatto domestico, più piccolo ed esile, in grado di fare le fusa più “rumorosamente” e più a lungo.

Altri mistero che è stato risolto sui gatti è perché ci danno delle testate.

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Tom Cruise nel Guinness, record per Mission: Impossible https://www.virgilio.it/video/tom-cruise-mission-impossible-guinness-primati-217262 Sat, 07 Jun 2025 14:42:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/tom-cruise-mission-impossible-guinness-primati-217262 Video Virgilio Ansa

Tom Cruise non è solo un attore, è ormai un’icona vivente dell’azione estrema. E lo ha dimostrato ancora una volta portando a casa un primato da far tremare le ginocchia: 16 lanci da un elicottero con un paracadute in fiamme, senza controfigura. È tutto vero, ed è ora certificato anche dal Guinness World Records.

A rendere il tutto ancora più impressionante è l’età dell’attore: 62 anni compiuti, un’età in cui molti colleghi preferiscono set tranquilli e… green screen. Lui invece sceglie il vuoto, le fiamme e una delle acrobazie più rischiose mai viste sul grande schermo. Il tutto per girare una scena chiave di Mission: Impossible – The Final Reckoning, ottavo capitolo della saga.

L’acrobazia più estrema di sempre (e non è CGI)

La sequenza, entrata ufficialmente nel Guinness dei primati (libro che ha festeggiato 75 anni), è quella in cui Cruise si lancia da un elicottero in volo con un paracadute modificato per prendere fuoco in volo. Un effetto visivo spettacolare ma estremamente pericoloso, perché le fiamme sono reali e la possibilità che i cavi si attorcigliassero o bruciassero durante la discesa è sempre stata concreta.

Nel video ufficiale diffuso da Paramount Pictures su YouTube, si vede l’attore discutere la scena con la troupe, spiegando con calma disarmante: “Sto per lanciarmi. Se si attorciglia mentre è in fiamme, girerò su me stesso e brucerò”. Un modo asciutto, quasi ironico, di descrivere un’impresa che per chiunque altro avrebbe richiesto settimane di simulazioni digitali. Per lui, invece, si è trattato di 16 ripetizioni reali, una dopo l’altra, per ottenere l’inquadratura perfetta.

Il riconoscimento ufficiale del Guinness World Records

A confermare la straordinarietà della performance ci ha pensato direttamente Craig Glenday, direttore del Guinness World Records, che ha definito Cruise non solo interprete di eroi d’azione, ma “l’eroe d’azione per eccellenza”. Ha poi sottolineato come gran parte del successo dell’attore derivi dalla sua ostinazione per l’autenticità, una scelta che lo ha spesso portato a superare i limiti umani, letteralmente.

È questo approccio, coerente e radicale, che ha trasformato Cruise in un caso unico a Hollywood. E chissà che questa volta non sia davvero l’occasione giusta per conquistare anche un premio Oscar (dove invece è scattata la polemica per l’intelligenza artificiale), magari proprio nella nuova categoria dedicata agli stuntman, in arrivo dal 2028.

16 lanci per una scena: la follia calcolata di Tom Cruise

Il franchise di Mission: Impossible è da anni sinonimo di adrenalina vera. Cruise ha scalato la torre più alta del mondo, si è aggrappato al portellone di un aereo in decollo, ha guidato in contromano su montagne innevate. Ma questa volta, l’acrobazia si spinge oltre anche per i suoi standard.

La scelta di girare la scena 16 volte è indicativa della sua filosofia: niente compromessi, anche se questo significa buttarsi nel vuoto più volte con un paracadute modificato per bruciare in volo. Il video diffuso online mostra una sequenza serrata di clip, ognuna dedicata a uno dei lanci: un collage di coraggio, coordinazione e perfetta padronanza dei tempi cinematografici.

Con questa impresa, Tom Cruise ha regalato al pubblico una delle sequenze più incredibili della sua carriera, e ha fissato un nuovo standard per gli stunt nel cinema moderno. In genere, gran parte dell’azione dei film viene costruita al computer, ma lui continua a dimostrare che la realtà, per quanto rischiosa, ha ancora un valore emozionale e spettacolare senza pari.

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Campi Flegrei, uno strato di tufo intrappola il gas della caldera https://www.virgilio.it/video/campi-flegrei-strato-tufo-caldera-217249 Sat, 07 Jun 2025 11:37:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/campi-flegrei-strato-tufo-caldera-217249 Video Virgilio Stock di Canva

Il supervulcano dei Campi Flegrei è da tempo sotto stretto controllo a causa dell’aumento recente della sismicità e del bradisismo. Ora, un’innovativa scoperta geologica, annunciata nella rivista AGU Advances, ci fornisce un quadro ancora più chiaro. E se confermato, il meccanismo e i materiali rilevati potrebbero spiegare la pressione che si accumula nel sottosuolo e l’imprevedibilità dell’attività vulcanica dell’area.

Cosa succede sotto la superficie dei Campi Flegrei

Lo studio è stato condotto da Lucia Pappalardo e i colleghi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia: hanno trovato la presenza di uno strato di tufo indebolito (situato tra tre e quattro chilometri di profondità) che potrebbe servire da “tappo” per i gas che altrimenti scapperebbero dalla camera magmatica. Questo potrebbe chiarire perché il sottosuolo è pressurizzato e perché le scosse nell’area sono così imprevedibili.

La roccia vulcanica porosa in questione, che è stata perforata da intrusioni magmatiche per diverse migliaia di anni, è stata indebolita al punto tale che le fughe di gas provocano il suo collasso e bloccano il canale che si apre nella camera magmatica più profonda, a 12 chilometri di profondità. Questo gas, che impregnerebbe la roccia, potrebbe innescare la fratturazione e la deformazione che sono i motori dei terremoti, del movimento su e giù del vulcano. I campioni di roccia frantumati sono stati studiati attraverso la microtomografia a raggi X per determinare la risposta dei campioni alla compressione.

Cosa c’è di diverso ora nel monitoraggio dell’area

Alcune recenti immagini 3D hanno rivelato il cuore dei Campi Flegrei, ma questa scoperta potrebbe implicare un cambiamento nel monitoraggio del supervulcano. Finora ci si era concentrari principalmente sullo studio delle vibrazioni del suolo sulla superficie e sotto la superficie, ma ora i segnali superficiali potrebbero non catturare e spiegare completamente tutta l’attività interna del vulcano.

Anche una calma apparente in superficie potrebbe nascondere dinamiche sotterranee intense, a causa di questo tappo che impedisce al gas di fuoriuscire. Per chiarire: non c’è nulla che indichi una eruzione imminente, ma l’accumulo di pressione non promette niente di buono ed è risaputo che la popolazione dell’area circostante i Campi Flegrei abita una regione difficile da comprendere e molto instabile.

Ad esempio, nel maggio 2025, la sismicità è aumentata. Alle 12:07 del 13 maggio, un terremoto di magnitudo 4,4 ha colpito l’area metropolitana di Napoli, seguito da altri di magnitudo 3,5 e 3,3, nello stesso giorno. Ma questi sono solo gli eventi più recenti in una serie di scosse che dura da mesi e che ha tenuto costantemente la popolazione locale in allerta.

Perché questa scoperta è globale e non solo italiana?

I supervulcani sono rari, ma possono produrre impatti devastanti, il che rende il lavoro di studio di Lucia Pappalardo e dei suoi colleghi di rilevanza internazionale: scoperte come questa aiutano a spiegare cosa sta succedendo con il maxivulcano. Uno strato di roccia porosa che ostacola il gas in risalita e aumenta la pressione interna potrebbe fornire indizi vitali per comprendere altri vulcani del genere in tutto il mondo, ad esempio quello di Yellowstone negli Stati Uniti o il Lago Toba in Indonesia.

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Patente sull’App IO? Fai così se ti ferma la Polizia https://www.virgilio.it/video/patente-app-io-217192 Fri, 06 Jun 2025 16:44:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/patente-app-io-217192 Video Virgilio ANSA

Siamo sempre troppo di corsa, spostiamo le cose da una tasca all’altra, da una borsa a un’altra, col risultato che quando ci serve qualcosa di davvero importante, non lo abbiamo con noi: come la patente, quella bella tessera rosa che abita nei nostri portafogli e che puntualmente in caso di controllo della polizia abbiamo scordato. Ebbene dal 4 dicembre 2024, questa scena può diventare solo un lontano ricordo. Ora, infatti, è possibile avere la propria patente di guida in formato digitale, direttamente sullo smartphone, grazie all’IT Wallet integrato nell’app IO. Una vera e propria rivoluzione nella gestione dei documenti personali, che promette di semplificare la vita di milioni di italiani.

Patente digitale, tutto quello che c’è da sapere

Dal 4 dicembre 2024, tutti gli automobilisti italiani possono finalmente mostrare la patente dal cellulare, senza più l’obbligo di portare con sé il tesserino plastificato. Il documento digitale, infatti, ha valore legale a tutti gli effetti e può essere utilizzato in caso di controlli stradali. Basta scaricare l’app IO, accedere alla sezione “Portafoglio” e lì si troveranno, oltre alla patente, la tessera sanitaria e la carta europea della disabilità , se già aggiunte.
In caso di controllo da parte della Polizia mostrare la patente digitale è semplicissimo: si apre l’app IO, si seleziona il documento e lo si mostra all’agente. A quel punto, le forze dell’ordine non hanno bisogno di toccare il telefono né tantomeno di accedervi: è sufficiente che l’agente annoti i dati visibili (nome, cognome, data e luogo di nascita) oppure li inserisca direttamente nel proprio tablet. Da lì, potrà accedere alle banche dati del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, per verificare in tempo reale la validità della patente, eventuali sospensioni, il saldo punti e la corrispondenza con il veicolo che si sta guidando.
Un dettaglio importante da tenere a mente è che, per il momento, il libretto di circolazione deve ancora essere presentato in formato cartaceo. Inoltre, nel caso in cui ci sia bisogno di ritirare la patente per una violazione, viene comunque richiesta quella fisica. Se non la si ha con sé, sarà necessario presentarsi successivamente al comando della Polizia locale più vicina. Nel frattempo, però, sull’app IO comparirà un avviso che segnala il ritiro o la sospensione del documento.
Al momento, la patente di guida digitale è valida solo in Italia. Sarà accettata in tutta Europa solo quando sarà a regime il portafoglio di identità digitale (EUDI), presumibilmente entro il 2026.

IT Wallet, i documenti sono disponibili anche offline

Una delle funzionalità più apprezzate dell’IT Wallet è la possibilità di consultare i propri documenti anche senza connessione Internet. Una salvezza soprattutto in situazioni in cui il segnale è debole o inesistente, come in alta montagna, in metropolitana o semplicemente in zone con scarsa copertura. Per farlo, basta aprire l’app IO e accedere con le proprie credenziali: se il dispositivo è offline, si verrà indirizzati direttamente alla sezione “Portafoglio”, dove sarà possibile visualizzare i documenti salvati in precedenza.
Va detto, però, che la modalità offline ha delle limitazioni. Non è possibile, ad esempio, accedere ad altri servizi dell’app, inviare richieste o ricevere comunicazioni. È una funzionalità pensata esclusivamente per consultare i documenti già caricati, e soprattutto bisogna tenere presente che i dati visualizzati corrispondono all’ultimo accesso effettuato online. In altre parole, se un documento è stato sospeso o revocato dopo l’ultimo aggiornamento, l’informazione potrebbe non essere ancora visibile. Questa modalità è già disponibile per tutti gli utenti dell’app IO, ma se non la si trova attiva, è bene di aggiornare l’app all’ultima versione disponibile.

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Lancia serpente su materassino: scoppia il panico https://www.virgilio.it/video/lancia-serpente-su-materassino-scoppia-il-panico-217175 Fri, 06 Jun 2025 15:07:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/lancia-serpente-su-materassino-scoppia-il-panico-217175 Video Virgilio

Momenti di panico per un gruppo di ragazzi durante una gita vicino ad un fiume. All’improvviso s’è infatti manifestato un grosso serpente, che ha deciso di nuotare fino alla parte di riva dove s’era riunito un gruppo dei giovani.

Il serpente fa scoppiare il panico

All’improvviso uno di loro, ha preso il serpente per la coda e poco dopo l’ha lanciato verso il centro del fiume: complice una certa distrazione nella mira, il ragazzo ha praticamente fatto atterrare il rettile sul materassino dove c’erano alcuni dei suoi amici, che si sono ritrovati, terrorizzati, in acqua nel giro di un istante.

Dal canto suo, il serpente ha deciso di cercare la fuga verso una barca dove c’erano altri ragazzi, che, a loro volta terrorizzati, hanno incominciato a lanciare oggetti verso di lui per allontanarlo, riuscendo infine nell’impresa.

Il serpente era velenoso?

Nel trambusto, non si è capito se il serpente fosse effettivamente velenoso: nella zona dove si trovavano i ragazzi, la Georgia, esistono infatti sia serpenti d’acqua non velenosi che altri decisamente più pericolosi pure se non mortali, come i serpenti mocassino.

Le varie specie hanno alcuni tratti comuni e altri differenti e non si capisce se il primo ragazzo abbia allontanato il serpente con tale noncuranza proprio perché avesse riconosciuto una specie non velenosa.

Ricordiamo peraltro che, per quanto non velenosi, i serpenti possono sempre mordere come gesto di difesa con denti carici di batteri che possono portare a infezioni. Di sicuro, la gita ha vissuto un momento di puro panico.

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Iliad, allarme truffa: spoofing con numeri conosciuti https://www.virgilio.it/video/iliad-truffa-spoofing-telefonico-217166 Fri, 06 Jun 2025 13:11:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/iliad-truffa-spoofing-telefonico-217166 Video Virgilio Georgijevic da Getty Images Signature

Conoscere il numero di telefono quando il telefono squilla non è più sinonimo di sicurezza. Da tempo ormai la truffa dello spoofing telefonico è sempre più diffusa in Italia, tanto da spingere il CEO di Iliad, Benedetto Levi, a rompere il silenzio e a denunciare pubblicamente il fenomeno. Questa particolare truffa è molto pericola perché fa credere ai malcapitati che a chiamarli sia la propria banca, i Carabinieri, o la tua compagnia telefonica.

Iliad contro questa nuova truffa telefonica

La denuncia di Iliad parte dall’interno. Un dipendente della nota compagnia telefonica infatti è stato contattato da un numero apparentemente dalla sua stessa azienda per avvisarlo di un imminente disservizio e di accettare una “rimodulazione tariffaria” per evitare problemi. Molto gentili ad avvisarlo, se non fosse che Iliad non utilizza il teleselling. Subito il dipendente capisce che si tratta di una truffa, registra la chiamata e l’azienda presenta subito un esposto alla Procura di Milano.

Benedetto Levi, CEO di Iliad, parla apertamente di “frodi di massa” e denuncia l’impatto di queste operazioni sulla fiducia dei consumatori. Non solo queste truffe vanno a colpire due settori strategici: quello delle telecomunicazioni e del teleselling. La richiesta è chiara da parte dell’azienda: serve un intervento strutturale per contrastare questo modello criminale sempre più sofisticato.

Cos’è e come funziona lo spoofing telefonico

Lo spoofing telefonico è una tecnica che consente ai truffatori di falsificare il numero visualizzato sul display di chi riceve una chiamata. Il numero può sembrare legittimo – magari quello della banca o di un ente pubblico – ma in realtà è stato camuffato usando appositi software (a volte gratis e open source). Spesso si usano tecnologie VoIP e servizi di spoofing che permettono di scegliere quale numero far apparire. Il truffatore, una volta ottenuta la fiducia della vittima, costruisce una narrazione d’urgenza (come un guasto imminente o una verifica urgente del conto) per estorcere dati sensibili o bancari. In alcuni casi, vengono persino usati numeri reali di ignari cittadini, rendendo ancora più difficile distinguere il falso dal vero.

La buona notizia è che qualcosa si sta muovendo. L’Agcom ha approvato un nuovo regolamento sul filtro anti-spoofing , in vigore dal 19 maggio, che obbliga tutti gli operatori telefonici a implementare filtri tecnologici in grado di bloccare le chiamate sospette. In particolare, il sistema è pensato per fermare le telefonate provenienti dall’estero che utilizzano numeri italiani contraffatti, ma senza interferire con le chiamate legittime. È un primo passo importante per fermare un fenomeno che sta diventando sempre più insidioso. Nel frattempo, resta fondamentale non fidarsi mai alla cieca: in caso di dubbi, meglio riagganciare e contattare direttamente l’ente o l’azienda tramite i canali ufficiali. Molti operatori mettono a disposizione un servizio di verifica dei propri numeri telefonici per rassicurare gli utenti e garantire un servizio di trasparenza nelle proprie telecomunicazioni.

Come sempre i consigli per evitare di cadere nella trappola dei truffatori sono controllare accuratamente che il numero sia legittimo e se non è possibile verificare, diffidare di comunicazioni che riguardano disservizi e disguidi che implicano una decisione improvvisa per rimediare. Mai fornire dati sensibili se richiesti, poiché le aziende possiedono già tutto e non chiederanno mai quel genere di informazioni né per telefono né via mail.

La denuncia di Iliad è solo l’inizio di una crociata contro questa filiera di truffatori che minano la credibilità di operatori di teleselling onesti il cui comparto impiega circa 80.000 persone e genera un contributo al PIL nazionale stimato in quasi 3 miliardi di euro.

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Si 'dimentica' della gru: schianto sul ponte https://www.virgilio.it/video/si-dimentica-della-gru-schianto-sul-ponte-217159 Fri, 06 Jun 2025 12:31:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/si-dimentica-della-gru-schianto-sul-ponte-217159 Video Virgilio

Quando trasporti qualcosa ma non ti rendi bene conto del suo ingombro: è quanto successo ad un autista di un autogru che s’è ‘dimenticato’ di avere sul ‘cassone’ una gru con il braccio alzato s’è andato a schiantare passando sotto un ponte.

L’altra ipotesi dell’incidente è che gli operai si fossero dimenticati di ‘abbassare’ il braccio della gru e metterlo parallelo al terreno – come si fa in caso di trasporto – senza avvertire l’autista (che comunque, uno sguardo avrebbe potuto darlo…).

Lo spettacolare quanto grottesco incidente è avvenuto sotto un cavalcavia dell’I-45 a Texas City e fortunatamente non ci sono state vittime.

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Chi era davvero Roland Garros del torneo di Tennis https://www.virgilio.it/video/chi-era-roland-garros-aviatore-217121 Thu, 05 Jun 2025 18:34:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/chi-era-roland-garros-aviatore-217121 Video Virgilio Getty Images

Contrariamente a quanto si possa immaginare, Roland Garros – da cui prende il nome il celebre torneo di tennis internazionale – non era un tennista, ma un aviatore. La ragione per la quale la competizione che si tiene a Parigi si chiama così ha radici storiche e precisamente legate alla prima guerra mondiale.

Nonostante non fosse uno sportivo, tuttavia, è stato un uomo di grande ispirazione. Non a caso la frase “La vittoria appartiene al più tenace” era scritta sull’ala destra del suo aereo e ora è ben visibile nel campo centrale dell’Open di Francia. È un monito per chiunque desideri inseguire i propri sogni e non voglia rinunciare alle proprie ambizioni.

Chi era Roland Garros e che c’entra con il tennis

Il motivo per il quale il nome di Roland Garros è fra i più famosi al mondo ed è conosciuto sia dagli sportivi che dagli appassionati e dalla gente comune è da ricercare nella sua vita avventurosa e dalla fama che ha ricevuto dopo la sua tragica morte in guerra. Classe 1888, Eugène Adrien Roland Georges Garros – questo il suo nome completo all’anagrafe – è stato un aviatore francese che ha cambiato il modo di volare con gli aerei di caccia e ha dato un contributo notevole alla storia del suo Paese d’origine: la Francia.

La passione per il volo l’ha coltivata sin da ragazzo e per dedicarsi a ciò che amava di più ha anche deciso di abbandonare gli studi. Il superamento dei propri limiti e la voglia di provare il brivido sono sempre stati come dei fari guida. Ecco perché nel 1911 ha provato a superare il record mondiale di altezza raggiungendo con un aeroplano i 3910 metri. Soltanto l’anno dopo, però, è riuscito nell’impresa, toccando quota 5.000 e 5.610 in due prove consecutive. Si è trattato di un anno fortunato, in cui ha pure vinto la competizione aerea Tunisi-Marsala-Roma.

Nel 1913, è diventato famoso per aver superato un’altra impresa molto pericolosa. È stato lui a portare a termine la prima traversata aerea senza scalo sorvolando il Mediterraneo. È partito da Fréjus, in Francia, ed è atterrato a Biserta, in Tunisia. L’anno successivo ha deciso di servire la patria arruolandosi nell’esercito.

Come Roland Garros ha cambiato l’aviazione militare

Anche nel contesto bellico Roland Garros è riuscito ad emergere. Il suo ingegno si è visto anche dal punto di vista progettuale e ingegneristico. In seguito a varie missioni, infatti, ha scoperto un modo per pilotare e sparare contemporaneamente, semplificando e unificando i due meccanismi. L’aviatore ha posizionato la mitragliatrice nella parte anteriore dell’aereo. E, per proteggere le pale dell’elica dai proiettili, ha messo due coni metallici in corrispondenza della bocca dell’arma da fuoco.

Nel corso della prima guerra mondiale Garros è stato fatto prigioniero ma è riuscito a scappare. A ucciderlo, il 5 ottobre 1918, è stato un attacco nemico durante una missione. È stato abbattuto ed è precipitato vicino a Vouziers, nelle Ardenne. La sua dedizione lo ha fatto diventare eroe nazionale e, quando nel 1928 la Federazione Francese di Tennis ha costruito un nuovo stadio a Parigi, per ospitare la finale di Coppa Davis contro gli Stati Uniti, la decisone di intitolarlo a lui è stata quasi naturale.

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Mangia la pizza quando arriva l'orso goloso https://www.virgilio.it/video/mangia-la-pizza-quando-arriva-l-orso-goloso-rischia-la-mano-217077 Thu, 05 Jun 2025 14:04:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/mangia-la-pizza-quando-arriva-l-orso-goloso-rischia-la-mano-217077 Video Virgilio Screenshot da video IPA /CaterrsNews

Conosciamo tutti la classica raccomandazione di ‘non dare da mangiare agli animali’ presente un po’ ovunque, dagli zoo ai parchi naturali fino alle zone boschive? Ecco, lo spiegate voi all’orso goloso di pizza?

Arrivano dall’Ontario, in Canada, le immagini di un uomo che mentre mangiava la pizza in auto, ha visto il mezzo affiancato da un orso.

Quasi per scherzare, il viaggiatore ha mostrato la fetta di pizza al marsupiale che non s’è fatto ripetere l’invito due volte, s’è avvicinato e saltando sulla portiera ha strappato la pizza dalle mani dell’audace amante degli animali, che per poco insieme alla pizza non s’è visto addentare la mano! Non a caso, un compagno di viaggio del ragazzo gli ha esclamato un eloquente: “Vuoi vivere pericolosamente, eh?”

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Lievito di birra nei gerani per farli crescere bene https://www.virgilio.it/video/erani-lievito-birra-217062 Thu, 05 Jun 2025 12:28:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/erani-lievito-birra-217062 Video Virgilio Canva

Con il pollice verde ci si nasce o ci si diventa? Forse, oltre ad avere una predisposizione, conoscere qualche trucchetto può tornare utile. È il caso del lievito di birra per coltivare i gerani. Non è soltanto un ingrediente prezioso in cucina, ma si è dimostrata una sostanza versatile e dalle grandi qualità.

Soprattutto dopo la pandemia da Covid, durante la quale quasi tutti ci siamo messi a preparare pane e focacce, chi non ha un cubetto in dispensa? Se sta per scadere o si è deciso di colorare il proprio balcone con fiori belli e rigogliosi lo si può utilizzare nel giardinaggio.

Come usare il lievito di birra con le piante

Coltivare i gerani con il lievito di birra aiuta a rafforzare le radici e a rendere più abbondante la fioritura. Una pianta già vivace e colorata, in questo modo, diventa un vero spettacolo. Da fare invidia a vicini di casa e passanti.

Funziona grazie ai nutrienti di cui è ricco, che aiutano a stimolare la crescita e migliorano la salute della vegetazione in giardino. È molto utile anche se si vogliono curare al meglio le orchidee, le piante grasse, le ortensie e le fragole. Infatti si tratta di un ottimo fertilizzante, se si dosa bene e si somministra al momento giusto.

La primavera e l’estate sono le stagioni migliori perché, in autunno e inverno, la loro capacità di assorbire i nutrienti è minore. Durante il periodo dell’anno in cui fa più freddo le piante sono a riposo vegetativo. Meglio metterlo nel terreno dopo o durante l’irrigazione, perché è necessario che il terreno sia umido. Ne basta in cucchiaino in un litro di acqua, ma e quantità cambiano a seconda del tipo di lievito, se è secco o morbido.

I tanti benefici del lievito di birra in giardino

Per coltivare i gerani e tutte le piante in fiore il lievito di birra è un prezioso alleato. Si può utilizzare sia nei vasi che nelle aiuole o direttamente nel terreno, se si ha la fortuna di avere a disposizione un ampio spazio verde. Questa sostanza può essere utilizzata anche come ammendante per il compost. In questo modo si favorisce la decomposizione dei materiali organici, rendendo il terreno ancora più nutriente.

Si tratta anche di un ottimo repellente per gli insetti. Questi animaletti, infatti, vengono attirati per l’odore e rimangono intrappolati nel terreno. E, invece, di usare prodotti con additivi sintetici e nocivi per l’ambiente, si possono ottenere due piccioni con una fava.

Come far crescere i gerani in vaso

Per coltivare i gerani non basta prestare massima attenzione alla fase di fertilizzazione. È necessario infatti cominciare bene dal principio. Si deve scegliere un vaso con i fori e riempilo con un terriccio con un’alta capacità drenante. Inoltre va posizionato in balcone e in un luogo dove arrivi la luce diretta del sole per almeno sei ore al giorno.

Quando si annaffia, poi, è importante evitare che l’acqua ristagni. Con regolarità vanno rimossi eventuali parassiti dalle foglie e, infine, questa pianta va protetta dal freddo dell’inverno. In questa stagione è meglio tenerla dentro casa.

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Hyper Transfer, con il super treno in un mezzora da Milano e Roma https://www.virgilio.it/video/hyper-transfer-con-il-super-treno-in-un-mezzora-da-milano-e-roma-217038 Thu, 05 Jun 2025 10:26:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/hyper-transfer-con-il-super-treno-in-un-mezzora-da-milano-e-roma-217038 Video Virgilio

E’ stato presentato un progetto avveniristico sul quale sta lavorando un gruppo di enti e aziende italiane: si chiama Hyper Transfer, un treno avveniristico che potrà permettere di arrivare a Roma da Milano in mezzora.

Cosa è Hyper Transfer, il trasporto ultraveloce

Hyper Transfer è un sistema di trasporto innovativo, ultraveloce, basato su capsule a levitazione magnetica che viaggiano in un sistema di condotti a bassa pressione. Concretamente si tratta di una capsula, lunga quasi 32 metri e alta 2,70, che può trasportare una quarantina di persone all’interno di un tubo.

Lo studio di fattibilità, validato dall’Università di Padova e da Italferr, ha confermato la realizzabilità del progetto sperimentale, il quale verrà messo alla prova in un tracciato di 10 chilometri fra Padova e Venezia. In teoria, si potrebbero coprire i quasi 300 chilometri tra Milano e Venezia in quindici minuti, e la distanza tra Milano e Roma in circa mezzora.

Durante questi test verranno verificati i diversi componenti in scala 1:1, dai sistemi di sicurezza alle capsule che viaggeranno a oltre mille chilometri orari, fino alla gestione dell’energia.

Il progetto è stato realizzato da Regione Veneto, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Concessioni Autostradali Venete, Università di Padova, Italferr, WeBuild e Leonardo.

Zaia: “Una tecnologia che potrà diventare uno standard”

“Immaginate di viaggiare da Milano a Venezia in appena 15 minuti, o da Berlino a Venezia in poco più di un’ora, in modalità silenziosa, sostenibile e a zero emissioni”, ha dichiarato il governatore del Veneto Luca Zaia, alla presentazione del progetto al salone Transport Logistic 2025 di Monaco di Baviera.

“Non stiamo parlando di un’infrastruttura riservata a pochi, ma di una tecnologia che un domani potrà diventare lo standard anche in altri territori, in Italia e all’estero, compresi i Paesi in via di sviluppo, dove il bisogno di reti infrastrutturali moderne si accompagna all’urgenza di sostenibilità e resilienza”, ha aggiunto Zaia.

“Hyper Transfer non è solo una corsa contro il tempo, ma un modello di sostenibilità sostenibile. Garantirà l’abbattimento del rumore fino a 70 decibel, il consumo energetico sarà inferiore del 60% rispetto all’aereo e produrrà più energia di quanta ne consuma grazie all’integrazione di pannelli fotovoltaici lungo il tracciato”.

Una tecnologia in evoluzione

La corsa alla realizzazione di questa tecnologia futuristica è sicuramente in atto e l’interesse in tutta Europa è palpabile tanto che, nel 2024, è stato inaugurato l’European Hyperloop Center. Conosciuto anche come EHC, rappresenta un centro di ricerca e sviluppo con sede a Veendam, nei Paesi Bassi, dedicato alla tecnologia Hyperloop.

La fondazione, senza scopo di lucro, ha l’obiettivo di accelerare l’innovazione e la commercializzazione dell’Hyperloop come futuro sistema di trasporto sostenibile.

A raccogliere la sfida del super treno ci fu, tra gli altri, anche Elon Musk che, nel 2017, portò avanti uno studio chiamato “Hyperloop Alpha”.

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La guerra fa proliferare i batteri killer: lo studio italiano https://www.virgilio.it/video/guerre-batteri-killer-spallanzani-216977 Wed, 04 Jun 2025 15:19:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/guerre-batteri-killer-spallanzani-216977 Video Virgilio Canva

Quando si pensa agli effetti devastanti delle guerre, si pensa immediatamente alla distruzione delle città, alle vite spezzate e agli sfollamenti di massa. Ma c’è un nemico silenzioso, una minaccia invisibile che cresce parallelamente ai conflitti stessi. Un nemico a cui mai si penserebbe, o che potrebbe essere tranquillamente sottovalutato.

Nuove ricerche mostrano un collegamento allarmante tra le guerre moderne e la diffusione accelerata di batteri capaci di vanificare i progressi della medicina. Un fenomeno così pericoloso, che rischia di diventare la prossima emergenza sanitaria globale.

Emergenza super-batteri con le guerre moderne

Le guerre moderne portano con sé immagini strazianti fatte di distruzione e morte. Basti pensare a cosa accade in Ucraina dal febbraio 2022 o, più di recente, in Palestina, con l’affondo di Israele nei confronti di Hamas.

Come se non bastasse, creano anche un’altra importante emergenza, legata ai super-batteri. I confitti spianano la strada alle condizioni ideali per la proliferazione di batteri resistenti agli antibiotici, noti anche come “batteri killer”. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), questa minaccia sanitaria è tra le più gravi del nostro tempo. Nel solo 2019, circa 1,2 milioni di persone sono morte a causa di infezioni resistenti ai farmaci.

I conflitti armati generano caos nei sistemi sanitari, interrompendo cure essenziali, rendendo difficoltoso il monitoraggio delle infezioni e provocando l’uso scorretto di antibiotici. Ospedali improvvisati, scarse condizioni igieniche e un accesso limitato a laboratori di analisi creano un ambiente perfetto per la diffusione di ceppi batterici resistenti, spesso trasmessi da paziente a paziente in modo incontrollato.

Un recente studio, condotto su pazienti feriti in zone di guerra, ha evidenziato come molte delle infezioni gravi riportate non siano solo difficili da trattare, ma anche completamente resistenti agli antibiotici disponibili. In Siria, ad esempio, sono stati isolati ceppi di Klebsiella pneumoniae e Acinetobacter baumannii che resistono a tutti i trattamenti conosciuti.

Questi batteri non si fermano ai confini del conflitto e generano emergenze anche dopo che la guerra è giunta a conclusione, seguendo i flussi migratori, gli sfollati, i militari feriti, e diffondendosi anche negli ospedali di tutto il mondo.

Quando le guerre diventano vettori biologici

La resistenza antimicrobica non conosce confini, soprattutto in un mondo sempre più interconnesso. I batteri killer si muovono rapidamente da un continente all’altro, viaggiando insieme ai profughi o ai feriti evacuati dalle zone di conflitto, divenendo vettori biologici. È quanto accaduto in più di un’occasione in Europa, dove sono stati rilevati ceppi multiresistenti in pazienti provenienti da aree di guerra, tra cui Afghanistan, Siria, Ucraina e Gaza.

A preoccupare gli esperti non è solo la trasmissione tra persone, ma anche l’ambiente stesso. I campi di battaglia, spesso contaminati da sangue, resti biologici e scarse pratiche igieniche, diventano vere e proprie incubatrici batteriche. L’uso non regolamentato di antibiotici in contesti bellici, inoltre, accelera il fenomeno della selezione naturale, favorendo la sopravvivenza dei batteri più resistenti.

La comunità scientifica ha già lanciato l’allarme: la guerra contribuisce alla diffusione di questi patogeni invisibili che rischiano di provocare più morti della stessa violenza bellica. Se oggi la guerra uccide con le armi, domani potrebbe farlo attraverso infezioni incurabili.

Lo studio dello Spallanzani prova il legame

Un’indagine condotta dall’Istituto Spallanzani di Roma ha fornito un ulteriore riscontro al legame tra conflitti armati e diffusione dei super-batteri. Analizzando campioni provenienti da feriti di guerra, i ricercatori hanno riscontrato una presenza significativa di ceppi multiresistenti in pazienti provenienti da zone di conflitto, in particolare Siria e Ucraina. Lo studio ha confermato che l’ambiente bellico, unito alla scarsità di risorse mediche e all’uso incontrollato di antibiotici, crea un terreno fertile per la selezione e la circolazione di batteri potenzialmente letali.

Secondo gli esperti intervenire tempestivamente in questi contesti non è solo una questione di sanità, ma anche di sicurezza sanitaria globale.

Cosa si può fare: prevenzione, monitoraggio e responsabilità

Di fronte a questa minaccia, servono risposte coordinate e urgenti, comunque non semplici da mettere in atto. Gli esperti chiedono responsabilità e che la resistenza antimicrobica venga trattata come una questione di sicurezza globale, al pari del terrorismo o del traffico di armi. È necessario rafforzare i sistemi di monitoraggio in tutte le zone di crisi, garantire l’accesso a laboratori diagnostici anche nei campi profughi e limitare l’uso indiscriminato di antibiotici.

Anche i Paesi che ospitano rifugiati o evacuati devono adottare protocolli sanitari rigorosi per identificare e isolare rapidamente eventuali infezioni resistenti. Investire nella ricerca di nuovi antibiotici e sviluppare terapie alternative, come i batteriofagi o i vaccini, diventa cruciale per prepararsi al meglio.

In un mondo dove le guerre sono sempre più frequenti e i sistemi sanitari fragili, la lotta contro i batteri killer non è più solo una questione medica, ma anche politica e sociale. Perché, come ci insegna questa emergenza silenziosa, a volte il nemico più pericoloso è quello che non si vede.

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L'impressionante 'bacio della morte' https://www.virgilio.it/video/l-impressionante-bacio-della-morte-216942 Wed, 04 Jun 2025 12:57:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/l-impressionante-bacio-della-morte-216942 Video Virgilio Screenshot da video IPA / CatersNews

Arrivano dalla Polinesia le impressionanti immagini di un bacio tra un turista e una pastinaca, una specie di razza potenzialmente mortale.

Il bacio con la pastinaca

Nel video si può ammirare il 28enne Kiaya Nigel ha filmato il momento durante un tour a Moorea, nella Polinesia francese, dove ha incontrato le pastinache selvatiche e le anguille insieme alla guida locale Wilfried.

Le pastinache, che sembravano cercare l’interazione come “cuccioli”, si sono avvicinate e hanno persino gradito un delicato contatto con la guida, una sorta di bacio.

Una seconda parte del video mostra anche Kiaya e il suo gruppo che danno da mangiare alle anguille sacre, una specie culturalmente significativa nella regione, che si dice sia legata alle divinità e alla famiglia reale polinesiana.

Un pericolo potenzialmente mortale

Ma questo bacio sarebbe potuto essere pericoloso? Potenzialmente sì, visto che questa specie di pesce è dotata di un pungiglione seghettato e velenoso che è nascosto nella sua coda.

Qualora si senta in pericolo o intrappolata, la pastinaca, generalmente un animale timido e inoffensivo, può attaccare il suo pungiglione, che, una volta conficcatosi nel ‘nemico’, si può anche staccare permettendole di fuggire.

Un pungiglione velenoso

Il pungiglione inizia a rilasciare un veleno, che infiamma la ferita e che può provocare nell’uomo sintomi come mal di testa, vertigini, nausea e diarrea.

Se colpiti a gambe e piedi, si può sentire dolore ma difficilmente ci si trova in una situazione di pericolo di vita, come invece può accadere in caso di ferite all’addome, petto o volto.

Il caso mortale di Steve Irwin

Non a caso, proprio in questo modo è morto Steve Irwin, grande esperto di animali selvatici e autore di diversi, spericolati documentari: Irwin fu colpito da una pastinaca con il suo pungiglione più volte al petto, in particolare con una grave ferita al cuore.

Il documentarista cercò di salvarsi strappando il pungiglione con le sue mani ma non ci fu niente da fare e morì dissanguato.

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Attenzione a cosa trasporti in auto: multe fino a 344 euro https://www.virgilio.it/video/trasporto-auto-oggetti-vietati-multa-216931 Wed, 04 Jun 2025 11:31:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/trasporto-auto-oggetti-vietati-multa-216931 Video Virgilio Canva

Viaggiare in auto per molti è un piacere, per altri una necessità. Che si viva il veicolo come semplice mezzo di trasporto o come un veicolo legato a esigenze lavorative, ci sono delle regole legate a ciò che si può e non si può trasportare che in molti ignorano.

Con l’entrata in vigore delle nuove disposizioni del Codice della Strada, trasportare oggetti in auto senza rispettare le regole può comportare sanzioni pecuniarie fino a 344 euro e la decurtazione di punti dalla patente.

Le modifiche mirano a garantire una maggiore sicurezza stradale, prevenendo gli incidenti. È bene, dunque, fare attenzione e conoscere le regole per non incorrere in sanzioni.

Le nuove regole sul trasporto di oggetti in auto

Il Codice della Strada stabilisce norme precise per il trasporto di oggetti nei veicoli. Secondo l’articolo 164, il carico deve essere sistemato in modo da evitare cadute o dispersioni, non ostacolare la visibilità del conducente, non compromettere la stabilità del veicolo e non coprire dispositivi di illuminazione o la targa. Inoltre, l’articolo 61 definisce i limiti dimensionali dei veicoli: larghezza massima di 2,55 metri, altezza massima di 4 metri e lunghezza massima di 12 metri, compresi gli organi di traino.

Un trasporto irregolare, come quello con oggetti che sporgono oltre i suddetti limiti o non adeguatamente fissati, può portare a delle sanzioni. Ad esempio, caricare mobili o altri oggetti ingombranti senza rispettare le regole è una chiara violazione, anche se l’oggetto non cade dal veicolo. E chiunque viaggi in automobile, soprattutto nel periodo legato agli spostamenti per le vacanze, ha visto sulle nostre strade scene del genere, talvolta grottesche.

Sanzioni previste per il trasporto irregolare

Le nuove regole per il 2025 non riguardano soltanto gli autovelox. Le sanzioni per il trasporto irregolare di oggetti in auto variano in base alla gravità dell’infrazione. Secondo l’articolo 164 del 1992, recentemente rivisto con le nuove regole del Codice della Strada, chi non rispetta le disposizioni sul posizionamento del carico può essere multato con una somma da 87 a 344 euro. Inoltre, è prevista la decurtazione di 3 punti dalla patente di guida. Se il carico supera i limiti dimensionali stabiliti dall’articolo 61, le sanzioni aumentano e possono arrivare fino a 1.691 euro.

Conoscere le regole può evitare di dover mettere mano al portafogli. È importante notare che queste sanzioni possono essere applicate anche in assenza di incidenti o danni: è sufficiente che il carico sia considerato pericoloso o non conforme alle norme per incorrere nelle multe.

I consigli pratici per evitare la multa

Per evitare sanzioni durante il trasporto di oggetti in auto, è consigliabile verificare che il carico sia ben fissato e non possa cadere o muoversi durante la guida. Inoltre, è bene assicurarsi che lo stesso non ostruisca la visibilità del conducente, né copra dispositivi di illuminazione o la targa.

Spesso gli automobilisti, magari per risparmiare, tendono a utilizzare attrezzature non adeguate per i trasporti. Barre portapacchi o box da tetto sono fondamentali per trasportare oggetti ingombranti.

In caso di dubbi, è opportuno consultare le disposizioni del Codice della Strada o rivolgersi a un esperto per assicurarsi di rispettare le normative ed evitare guai peggiori.

In conclusione, con le nuove regole in vigore, è fondamentale prestare attenzione a come si trasportano gli oggetti in auto. Rispettare le norme non solo evita sanzioni, ma contribuisce anche a garantire la sicurezza propria e degli altri automobilisti. Un monito quanto mai sensato, soprattutto con l’approssimarsi del grande esodo estivo: per risparmiare durante le vacanze (e non solo), basta rispettare le regole.

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Impresa degli 007 ucraini: l'esplosione del ponte in Crimea https://www.virgilio.it/video/impresa-degli-007-ucraini-l-esplosione-del-ponte-in-crimea-216923 Wed, 04 Jun 2025 10:41:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/impresa-degli-007-ucraini-l-esplosione-del-ponte-in-crimea-216923 Video Virgilio ANSA

I servizi di sicurezza ucraini hanno condotto un’altra operazione unica nel suo genere e hanno colpito per la terza volta il ponte di Crimea. Lo riferisce la Sbu ucraina, come riporta Rbc Ukraina.

Secondo l’Sbu, l’operazione è durata diversi mesi. Inizialmente, gli agenti hanno minato i pilastri del Ponte di Crimea e oggi, senza vittime civili, alle 04:44 è stato attivato il primo ordigno esplosivo.

Durante l’esplosione, i supporti subacquei del livello inferiore sono stati gravemente danneggiati. L’Sbu rileva che sono stati utilizzati 1.100 kg di esplosivo.

Fonte: Servizio di sicurezza dell’Ucraina

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MARACUDA - diventare grandi è una giungla - Clip Esclusiva https://www.virgilio.it/video/maracuda-diventare-grandi-e-una-giungla-clip-esclusiva-216921 Wed, 04 Jun 2025 13:12:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/maracuda-diventare-grandi-e-una-giungla-clip-esclusiva-216921 Video Virgilio

Diventare grandi è una giungla… e Maracuda lo sa bene!

Giovedì 5 Giugno arriva nei cinema film d’animazione “Maracuda – Diventare grandi è una giungla”, diretto da Viktor Glukhushin e distribuito da Adler Entertainment.

Ma chi è Maracuda? È un ragazzo un po’ goffo, figlio del severo capo di una tribù dell’età della pietra. In cerca di approvazione e di se stesso, si lancia in una foresta misteriosa dove tutto può succedere. Qui incontra Tink, un buffissimo uccello alieno con poteri… diciamo, difficili da controllare. Insieme vivranno un sacco di avventure, tra magie impreviste, sfide, risate e colpi di scena. Tipo? Il padre di Maracuda viene trasformato per sbaglio in un bruco! E lì sì che iniziano i veri guai…

Il film è una bomba di colori, comicità e azione, ma non solo. Parla anche di cose vere: come è difficile crescere, imparare ad accettarsi, scoprire chi si è davvero e trovare il proprio posto nel mondo. E ci ricorda che anche gli adulti, a volte, devono cambiare per aiutare chi sta diventando grande.

Tra i personaggi più cool ci sono anche Spring, la sorella maggiore tosta e super decisa (forse più leader del fratello?), e Rock, il padre burbero che imparerà cosa vuol dire sentirsi piccoli e fragili.

Il regista Glukhushin, già candidato ai premi dell’animazione russa per My Sweet Monster, ha creato una storia che è perfetta per tutti: grandi, piccoli e, soprattutto, per chi si sente in mezzo – come gli adolescenti che ogni giorno affrontano la loro giungla personale.

Insomma, Maracuda – Diventare grandi è una giungla è il film giusto se ti piacciono le avventure esilaranti, le creature bizzarre, le emozioni vere… e se stai imparando a credere in te stesso.

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Parasailing: cos’è, quanto costa e dove si fa in Italia https://www.virgilio.it/video/parasailing-216866 Tue, 03 Jun 2025 14:45:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/parasailing-216866 Video Virgilio Bay Bisdak da Bay Bisdak's Images

Con l’estate che si sta avvicinando si inizia a cercare cose nuove da fare durante le vacanze. Un’esperienza sempre molto in voga è senza dubbio il parasailing, anche chiamato “parapendio trainato”. Si pratica soprattuttrao in località turistiche e l’effetto è spettacolare: un mix di adrenalina, silenzio sospeso e vista mozzafiato.
In Italia, il parasailing è sempre più diffuso, con offerte che spaziano dalle coste del Sud ai bellissimi laghi del Nord Italia.

Cosa sapere prima di praticare il parasailing

Prima di tutto, iniziare a parlare di questo sport estremo bisogna menzionare la sicurezza. Infatti prima di ogni volo in paracadute un operatore degno del suo nome deve fornire una spiegazione dettagliata di ciò che andrà ad accadere prima prima di salire a bordo. Ti verranno spiegate le regole base: ovvero come indossare l’imbracatura, come comportarti in volo e cosa fare in caso di emergenza. L’attrezzatura obbligatoria include il giubbotto di salvataggio e l’imbragatura regolata con cura.
L’età minima per partecipare cambia da località a località: si parte anche da 4 anni, ma in altri posti si richiedono almeno 14 anni. In ogni caso, i minorenni devono sempre volare accompagnati da un adulto.
Tra le regole fondamentali per accedere all’esperienza anche l’essere in buona salute e saper nuotare. Il parasailing è sconsigliato in caso di problemi cardiaci, respiratori o gravidanza. Inoltre, non meno importante, le condizioni meteo devono essere favorevoli: niente voli in caso di vento forte, pioggia o mare agitato.
Ricordati che gli operatori professionali sono coperti da polizze che tutelano i partecipanti in caso di imprevisti. È un tuo diritto chiedere i dettagli della loro polizza.

Dove è possibile fare parasailing in Italia

Il parasailing si può praticare in molte località italiane, soprattutto nei mesi estivi. Tra le località marine dove è possibile fare questa esperienza ci sono: la bellissima Costiera Amalfitana, il Salento – come Torre Vado e Santa Maria di Leuca –, la Sardegna e anche alcune località della Liguria. Non solo, si può fare parasailing anche sul lago, uno tra tutti quello di Garda. I prezzi variano dai 60 ai 140 euro, a seconda della località, della durata del volo e del numero di partecipanti.

Che differenza c’è con il parapendio?

Parasailing e parapendio sono due esperienze molto diverse, anche se entrambe permettono di volare. Il parasailing è più simile a un’escursione panoramica perché vieni sollevato in aria da una barca e ti godi il paesaggio per circa 10-15 minuti, senza dover fare nulla se non rilassarti perché si è ancorati saldamente a una barca. È pensato per chi cerca un brivido sicuro, adatto anche a famiglie e soprattutto per i principianti che vogliono perseguire una botta di adrenalina e meraviglia.

Il parapendio, invece, è uno sport vero e proprio. Si parte da una montagna o da una collina molto alta e sfruttando le correnti d’aria si guida l’ala con tecnica e precisione. È possibile farlo anche in tandem con un istruttore, ma richiede molta più preparazione, soprattutto se si vuole praticarlo in autonomia. I voli possono durare molto di più, anche fino a un’ora, e regalano una sensazione di libertà totale. Tra le due esperienze adrenaliniche sicuramente il parasailing è quello più sicuro, se soddisfatti tutto gli obblighi di sicurezza.
Anche i costi sono diversi: il parasailing parte da circa 60 euro, mentre per un volo in parapendio servono dai 120 ai 180 euro.

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C'è acqua nello Spazio: la scoperta incredibile https://www.virgilio.it/video/scoperta-acqua-spazio-216855 Tue, 03 Jun 2025 14:30:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/scoperta-acqua-spazio-216855 Video Virgilio NASA, ESA, CSA, STScI, Ralf Crawford (STScI)

Quando pensiamo allo Spazio, ci viene naturale immaginarlo come un luogo freddo e vuoto, popolato da stelle lontane e pianeti inospitali. Eppure, proprio tra orbite polverose e dischi di detriti, si nascondono tracce d’acqua, il liquido più prezioso per la vita. Le recenti osservazioni del telescopio spaziale James Webb hanno aperto una nuova finestra sulla nascita dei sistemi planetari, fornendo indizi fondamentali per comprendere come si formano i pianeti e, forse, come si possa generare la vita altrove nell’Universo.

E non è tutto, questi dati rafforzano l’importanza di un’antica regione del nostro stesso Sistema Solare, la Fascia di Kuiper, un vero e proprio scrigno cosmico che conserva i resti della formazione planetaria.

Scoperta dell’acqua nell’orbita di una stella simile al Sole

Grazie alle osservazioni del telescopio spaziale James Webb, un team di ricercatori della Johns Hopkins University ha individuato un’abbondante presenza di ghiaccio d’acqua attorno a HD 181327, una giovane stella situata a circa 155 anni luce dalla Terra. Questa stella, molto simile al nostro Sole ma con appena 23 milioni di anni di età – quindi ancora molto giovane – è ancora nella fase iniziale di formazione di un suo sistema planetario. La scoperta di acqua cristallina ghiacciata attorno la sua orbita di detriti è un tassello fondamentale per comprendere i meccanismi che portano alla nascita di nuovi pianeti.

L’acqua rilevata si trova prevalentemente nelle zone più esterne del disco, sotto forma di “ghiaccio sporco”: ovvero minuscole particelle di ghiaccio mescolate a polveri. In queste regioni, oltre il 20% della massa è costituito da ghiaccio d’acqua, una percentuale che diminuisce drasticamente man mano che ci si avvicina alla stella. Questo suggerisce che la radiazione ultravioletta della stella potrebbe vaporizzare parte del ghiaccio, oppure che l’acqua si trovi incastonata in corpi più grandi, come i planetesimi. Osservazioni come queste confermano teorie elaborate da decenni, secondo le quali l’acqua presente sulla Terra potrebbe essere arrivata dallo Spazio, trasportata da comete o da un’asteroide durante le prime fasi della storia del Sistema Solare.

Cos’è la fascia di Kuiper e perché è importante

La Fascia di Kuiper è una vasta regione situata oltre l’orbita di Nettuno, tra le 30 e le 50 unità astronomiche dal Sole. Qui si trova un’enorme quantità di corpi celesti ghiacciati, molti dei quali rimasti praticamente intatti dalla formazione del Sistema Solare. Tra questi troviamo anche i cosiddetti “pianeti nani” come Plutone, Eris e Makemake, nonché innumerevoli oggetti minori e comete a breve periodo. Proprio per la sua natura primordiale, la Fascia di Kuiper è considerata un vero e proprio laboratorio cosmico, utile per studiare i processi che hanno portato alla formazione dei pianeti.

Ma perché è così importante? Perché questi oggetti – spesso definiti “fossili spaziali” – ci permettono di guardare indietro nel tempo, offrendo indizi sulle condizioni fisiche e chimiche che esistevano nel giovane Sistema Solare. Inoltre, la disposizione e la composizione degli oggetti della Fascia sono influenzate dalle interazioni gravitazionali con i pianeti giganti, in particolare con Nettuno. Queste dinamiche ci aiutano a capire meglio l’evoluzione orbitale e la migrazione planetaria. Dunque, la notizia dell’acqua nello Spazio ci ha dato delle conferme, ma anche nuovi spunti per proseguire con la ricerca scientifica.

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Etna, sotto c'è un labirinto segreto di magma https://www.virgilio.it/video/etna-labirinto-magma-scoperta-216784 Mon, 02 Jun 2025 12:58:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/etna-labirinto-magma-scoperta-216784 Video Virgilio Canva

A guardarlo da lontano l’Etna ha l’aria di chi conosce bene il proprio potere. Si erge imponente sulla Sicilia orientale e da secoli alterna stati di quiete a eruzioni improvvise, come se respirasse a un ritmo che non ci appartiene. Ma sotto quella superficie nera di lava e cenere, il vulcano non dorme mai. Il magma si muove, cerca strade, spinge verso l’alto. E adesso, per la prima volta, riusciamo a seguirlo con una chiarezza mai vista prima.

Un team di ricercatori dell’Università di Padova, insieme all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), ha ricostruito un’immagine tridimensionale dell’interno dell’Etna. Non è una fotografia, ma qualcosa di più profondo: una mappa dinamica delle fratture, dei condotti, dei serbatoi nascosti. È come aver aperto una finestra sul cuore di uno dei vulcani più attivi d’Europa. E quello che si vede è sbalorditivo.

La mappa segreta scoperta dagli scienziati

Per arrivare a questo risultato ci sono voluti dieci anni di dati, più di 37.000 segnali sismici registrati tra il 2006 e il 2016, e una tecnologia che fino a poco tempo fa sembrava roba da fantascienza. Si chiama tomografia sismica anisotropa, ed è un modo per “leggere” la Terra attraverso il modo in cui le onde sismiche si muovono al suo interno.

Ogni scossa, anche la più piccola, manda vibrazioni che attraversano le rocce. E quelle vibrazioni raccontano storie di densità, di fluidi, di spaccature. Analizzando queste onde gli scienziati hanno costruito un modello tridimensionale della crosta terrestre sotto l’Etna, arrivando fino a 16 chilometri di profondità.

E sotto i nostri piedi hanno trovato qualcosa che non ci si aspettava: una rete di fratture verticali, simili a canne d’organo, che si diramano dal centro del vulcano verso l’esterno. Sono dicchi, condotti naturali in cui il magma si infila e risale. Come se l’Etna avesse al suo interno un sistema radiale di vene, perfettamente orientate per trasportare energia.

L’autostrada di magma sotto il vulcano

Finora si pensava che il magma trovasse vie un po’ ovunque, seguendo le fratture più deboli della crosta. Ma questo studio suggerisce che sotto l’Etna c’è una vera e propria struttura organizzata, una rete preferenziale che guida la risalita. Una specie di autostrada sotterranea della lava, che spiega perché il vulcano erutta spesso anche dai fianchi e non solo dalla sommità.

In profondità esiste anche un serbatoio magmatico pressurizzato, una zona a bassa velocità sismica dove il magma si accumula prima di trovare una via d’uscita. È da lì che parte tutto. Ed è lì che si concentrano le pressioni più forti, quelle capaci di innescare terremoti e spingere l’eruzione verso la superficie.

Non si tratta solo di un esperimento locale. Questo approccio può essere applicato ad altri vulcani, a zone sismiche attive, a giacimenti profondi. Ovunque ci sia un movimento di fluidi nel sottosuolo, le onde sismiche possono raccontarci come si muovono, dove si accumulano, e cosa potrebbe succedere.

In parole semplici oggi siamo più vicini a capire come funziona davvero un vulcano come l’Etna. Sappiamo dove si accumula il magma, quali vie preferisce per risalire, come si distribuisce lo stress in profondità. Non possiamo ancora prevedere con esattezza quando avverrà la prossima eruzione, ma stiamo imparando a leggere i segnali in modo sempre più preciso.

E questo ha conseguenze incredibili, non solo per chi vive all’ombra del vulcano, ma per tutti. Perché i vulcani, oltre a essere pericolosi, sono anche parte del sistema climatico terrestre. Influenzano l’atmosfera, il ciclo del carbonio, la composizione dell’aria che respiriamo.

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Il mare è sempre più buio, siamo tutti a rischio https://www.virgilio.it/video/mare-scuro-perde-luce-216775 Mon, 02 Jun 2025 11:58:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/mare-scuro-perde-luce-216775 Video Virgilio Canva

A prima vista il mare sembra sempre lui: calmo, immenso, blu come lo ricordiamo. Ma sotto la superficie sta cambiando e in modi che non possiamo ignorare. Uno dei cambiamenti più preoccupanti riguarda la luce. Quella che entra nell’acqua permette la fotosintesi, tiene in vita milioni di organismi e indirettamente anche noi.

Negli ultimi vent’anni l’acqua degli oceani è diventata più scura in molte parti del mondo. Gli scienziati lo hanno confermato analizzando dati satellitari raccolti per due decenni. Il risultato? In troppe aree la luce solare arriva meno in profondità. Questo non è solo un problema del mare. È un problema nostro, perché ha conseguenze dirette sul clima, sull’aria che respiriamo e anche sul cibo che mettiamo nel piatto.

Meno luce in mare: meno ossigeno, meno cibo

C’è una fascia dell’oceano, quella più superficiale, dove la luce arriva e fa il suo lavoro. Si chiama zona fotica. È lì che vive il fitoplancton, insieme ad alghe e piante marine. Questi organismi fanno la fotosintesi, producono ossigeno e sono la base dell’intera catena alimentare marina. Se la luce non arriva più a sufficienza, allora tutta la struttura comincia a vacillare.

I dati dicono che in quasi il 10% degli oceani analizzati la profondità della luce è calata di almeno 50 metri. In alcune zone, anche oltre 100 metri. Questo significa che le condizioni per vivere, per respirare, per riprodursi, stanno decisamente peggiorando. Le specie marine sono costrette a salire verso la superficie, dove però lo spazio è poco e la competizione per le risorse aumenta molto.

C’è poi un altro aspetto meno visibile ma altrettanto importante: il comportamento degli animali cambia. Molti si orientano grazie alla luce solare o lunare. Se la luce scompare o si indebolisce, vanno in confusione, cambiano abitudini, si stressano. E questo squilibrio si riflette su tutta la catena alimentare. Un meccanismo fragile dove basta poco per far saltare l’intero equilibrio.

Perché succede: inquinamento e cambiamento climatico

Non c’è un’unica causa ma sicuramente un insieme di fattori che si sommano. Prima di tutto i fiumi portano a mare una grande quantità di detriti, terra, sostanze organiche. Quando l’acqua si riempie di queste particelle diventa più torbida, meno trasparente. E la luce, molto semplicemente, non passa.

Poi c’è l’inquinamento da fertilizzanti che finisce in mare dopo essere stato usato nei campi. Questo carico eccessivo di nutrienti fa esplodere la crescita delle alghe. Le cosiddette fioriture algali. Quando muoiono consumano ossigeno e rendono l’acqua ancora più scura.

Poi ci sono i cambiamenti legati al clima. Le correnti oceaniche stanno cambiando, portano calore e nutrienti in modo diverso, alterando anche il modo in cui la luce si distribuisce in profondità. Alcune zone ne risentono più di altre.

Non stiamo parlando solo di coralli, plancton e pesci. Parliamo di noi. Oltre metà dell’ossigeno che respiriamo viene dagli oceani. Se la luce diminuisce il fitoplancton produce meno ossigeno. E assorbe meno CO₂. Risultato: l’effetto serra accelera e il clima impazzisce ancora di più.

La pesca è a rischio. Le popolazioni che vivono grazie al mare rischiano di ritrovarsi senza risorse. E tutto questo, anche se sembra invisibile, ha già cominciato a colpirci. Guardare il mare oggi non basta più. Bisogna anche iniziare a chiederci cosa ci sta restituendo, e quanto a lungo potrà farlo se continua a spegnersi un metro alla volta.

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Nuove regole autovelox da giugno 2025: multe e limiti https://www.virgilio.it/video/autovelox-nuove-regole-12-giugno-216706 Sun, 01 Jun 2025 12:42:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/autovelox-nuove-regole-12-giugno-216706 Video Virgilio Ansa

L’autovelox è da anni uno dei dispositivi più controversi della circolazione stradale. Simbolo di sicurezza per alcuni, di agguato a tradimento per altri. Ma ora qualcosa sta per cambiare: dal 12 giugno 2025 entrano in vigore nuove regole che rischiano di spegnere temporaneamente centinaia di apparecchi in tutta Italia. Un provvedimento atteso da tempo, che mira a fare chiarezza e soprattutto a riportare ordine in un settore fin troppo opaco. Ecco cosa prevede il decreto e quali sono le conseguenze per automobilisti, enti locali e produttori.

Cosa prevede il decreto e perché potrebbe spegnere centinaia di autovelox

Il nuovo decreto interministeriale, pubblicato in Gazzetta Ufficiale e pronto a entrare in vigore il 12 giugno, definisce regole univoche sull’installazione e l’uso degli autovelox, sia fissi che mobili. Un cambio di passo che, almeno sulla carta, dovrebbe rispondere a una richiesta precisa: porre fine alla giungla normativa che ha reso la presenza degli autovelox spesso irregolare, talvolta abusiva.

Secondo quanto stabilito, non è più possibile piazzare autovelox in zone dove il limite di velocità è fissato sotto i 50 km/h. Inoltre, i dispositivi devono essere sempre ben segnalati con anticipo e in modo chiaro, e la loro presenza deve essere giustificata da reali esigenze di sicurezza, non da logiche meramente economiche.

Il punto chiave è proprio questo: il nuovo quadro normativo impone criteri stringenti per l’uso dei dispositivi, e molti Comuni potrebbero non essere pronti ad adeguarsi. Le amministrazioni locali che non riescono a mettersi in regola in tempo, rischiano di dover disattivare temporaneamente gli impianti, con conseguente perdita di introiti e, in alcuni casi, caos amministrativo. In parallelo, stanno emergendo nuove tecnologie per la gestione delle sanzioni, come il sistema CED che consente di emettere multe stradali immediate e tracciabili: un’evoluzione che potrebbe cambiare radicalmente il rapporto tra automobilisti e controlli elettronici.

Chi guadagna e chi perde: gli effetti per cittadini, Comuni e imprese

Per i cittadini, almeno in teoria, si apre una nuova stagione di trasparenza e rispetto dei diritti. Stop a multe improvvise prese in tratti di strada inspiegabilmente limitati a 30 km/h, senza che vi sia reale pericolo o contesto urbano. Gli automobilisti possono contare su una maggiore chiarezza, grazie all’obbligo di segnalazione e alla pubblicazione delle motivazioni che giustificano la presenza degli autovelox.

Per i Comuni, però, la partita si fa più complicata. Molti si sono affidati agli autovelox come fonte di entrate facili, trasformando la sicurezza stradale in un business. Ora devono dimostrare, punto per punto, la necessità e la regolarità di ogni singolo dispositivo. Chi non si adegua rischia di perdere gli introiti derivanti dalle multe e di finire al centro di ricorsi collettivi.

Infine ci sono i produttori e le aziende che gestiscono i dispositivi: il decreto potrebbe mettere in difficoltà chi ha investito in tecnologie non più conformi, ma potrebbe anche aprire a una nuova stagione di innovazione più regolamentata e trasparente.

Quello che sta per iniziare è, o almeno dovrebbe essere, un cambiamento di sistema. Un tentativo concreto di riportare il buon senso nella gestione di uno strumento che, per funzionare davvero, deve essere al servizio dei cittadini e non delle casse comunali.

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Terremoti in Giappone: chi è Namazu, il pesce gatto della leggenda https://www.virgilio.it/video/terremoti-giappone-pesce-gatto-namazu-216697 Sun, 01 Jun 2025 10:57:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/terremoti-giappone-pesce-gatto-namazu-216697 Video Virgilio Stock di Canva

In un Paese in cui la terra trema con regolarità, non sorprende che si siano sviluppate leggende capaci di dare un volto, e persino un nome, al mistero e alla paura. In Giappone, uno di questi volti è quello di Namazu, un gigantesco pesce gatto che vivrebbe sotto la crosta terrestre. Secondo l’antica mitologia giapponese, è proprio lui, muovendosi bruscamente o agitando la coda, a causare i terremoti. Una spiegazione simbolica che ancora oggi affascina e sopravvive nel folklore, nonostante il Giappone sia diventato uno dei Paesi più avanzati al mondo proprio nella scienza e nella gestione dei fenomeni sismici. Ma da dove nasce questa leggenda? E perché proprio il Giappone è così soggetto ai terremoti? E, soprattutto, come ha fatto questo Paese a trasformare una minaccia costante in un sistema tra i più avanzati al mondo nella gestione sismica?

Namazu, il pesce gatto che scuote la terra

La leggenda di Namazu affonda le radici nel periodo Edo (1603–1868), un’epoca in cui i terremoti erano frequenti e devastanti, ma la scienza non era ancora in grado di fornire risposte. Secondo la tradizione, Namazu vive sotto il Giappone ed è sorvegliato dal dio Kashima, che cerca di tenerlo fermo con una gigantesca pietra sacra. Quando Kashima si distrae o si allontana, Namazu si agita, provocando tremori e distruzione in superficie.

Questa figura mitologica, raffigurata spesso in stampe popolari dell’epoca, rappresentava una sorta di metafora: l’idea che il disastro fosse sempre in agguato, trattenuto solo da un fragile equilibrio. Curiosamente, Namazu era considerato anche portatore di giustizia sociale: dopo i terremoti, infatti, le ricchezze si ridistribuivano e i potenti perdevano i propri privilegi. Una visione che univa paura e speranza, distruzione e rinnovamento.

Perché in Giappone ci sono così tanti terremoti

Dal punto di vista geologico, la posizione del Giappone spiega molto. L’arcipelago si trova infatti in una delle aree più sismicamente attive del mondo, situata lungo il cosiddetto Anello di Fuoco del Pacifico, una fascia dove si incontrano numerose placche tettoniche.

In particolare, sotto il Giappone si incrociano la placca pacifica, quella delle Filippine, quella nordamericana e quella eurasiatica. Questo continuo movimento genera tensioni che, quando si rilasciano, provocano i terremoti. I giapponesi convivono con questo rischio quotidianamente: sono abituati a scosse anche leggere, e fin dall’infanzia imparano come comportarsi in caso di sisma.

Come il Giappone ha imparato a convivere con i terremoti

Se la mitologia serviva un tempo a esorcizzare la paura, oggi il Giappone risponde con una tecnologia e una cultura della prevenzione che fanno scuola nel mondo. Dopo ogni grande terremoto (dal devastante sisma del 1923 a Tokyo, fino alla catastrofe del 2011 a Tōhoku) il Paese ha investito in ricerca, edilizia antisismica e sistemi di allerta precoce.

Le scuole organizzano regolarmente simulazioni di evacuazione. Le case e gli edifici pubblici sono progettati per resistere alle scosse, con fondazioni flessibili e materiali intelligenti. Le metropolitane si fermano automaticamente al primo segnale di pericolo. Le famiglie tengono a casa zaini di emergenza, con cibo, acqua e kit di primo soccorso.

A questo si aggiunge un sofisticato sistema di monitoraggio che, in pochi secondi, riesce ad avvisare la popolazione anche con qualche istante di anticipo. Pochi secondi possono sembrare pochi, ma bastano a fermare un treno o a permettere a una persona di ripararsi sotto un tavolo. Segno che il Giappone non si limita a gestire le emergenze: le studia, le anticipa, le sfida. È recente, per esempio, l’esperimento che ha portato alla creazione artificiale di fulmini, un passo che apre nuove prospettive nella comprensione dei fenomeni atmosferici estremi.

Una lezione di cultura e resilienza

Il Giappone dimostra che non basta conoscere il pericolo: bisogna prepararsi. La sua forza non risiede solo nella tecnologia, ma anche nell’atteggiamento culturale. I giapponesi non si affidano al caso né rimuovono la paura: la affrontano, ogni giorno, con disciplina e consapevolezza.

Il loro rapporto con le forze incontrollabili della natura è radicato tanto nella storia quanto nell’attualità. Se ieri era Namazu a scuotere la terra, oggi sono le tensioni geopolitiche a far tremare. Non è un caso che proprio dal Giappone arrivi una delle più inquietanti previsioni legate al rischio di una nuova guerra mondiale.

Forse Namazu, nella sua agitazione sotterranea, rappresenta ancora oggi qualcosa di più profondo: la memoria di ciò che può accadere, ma anche il simbolo di un popolo che ha imparato a non farsi travolgere. E nonostante tutto, il Giappone continua a restare in equilibrio. Anche quando la terra trema.

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Scoperto un nuovo mostro marino, è il misterioso Traskasaura https://www.virgilio.it/video/trakasaura-sandrae-mostro-marino-scoperta-216664 Sat, 31 May 2025 16:26:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/trakasaura-sandrae-mostro-marino-scoperta-216664 Video Virgilio Spyder24 da Getty Images

Se pensavi che il periodo Cretaceo fosse come lo vedi su Jurassic Park, preparati a conoscere un rettile marino che sta facendo impazzire i paleontologi: il Trascaura sandrae. Lungo ben 12 metri, molti dei quali appartenenti al lungo collo, questo nuovo tipo di plesiosauro è stato scoperto al largo della costa canadese, più precisamente nell’area di Vancouver. Il Trascaura sandrae è vissuto circa 85 milioni di anni fa, in un oceano che oggi è coperto da foreste e città. Nonostante il primo fossile di questo mostro marino sia stato ritrovato nel 1988, la creatura è tornata protagonista delle riviste scientifiche a causa di una scoperta incredibile che ha posto fine ai misteri legati a questa specie.

Cos’è il Traskasaura sandrae

Il Traskasaura sandrae appartiene al gruppo degli elasmosauri, una sottocategoria di plesiosauri noti per i loro colli lunghissimi e i corpi affusolati, perfetti per la vita in mare aperto. Ma questo esemplare in particolare ha qualcosa di speciale. I paleontologi lo descrivono come una creatura “a metà strada” tra il passato e il futuro del suo gruppo: ha una combinazione insolita di tratti primitivi e tratti più evoluti, mai osservata prima in altri rettili marini simili.

Ad esempio, il suo scheletro mostra una spalla dalla morfologia decisamente anomala – tanto da lasciare perplessi anche i paleontologi più esperti – e pinne che sembrano adattate per un tipo di nuoto particolare. Il collo, composto da almeno 50 vertebre, gli avrebbe permesso movimenti estremamente flessibili, ideali per sorprendere le prede. Secondo gli studiosi, infatti, il Traskasaura non si limitava a inseguire il cibo: pare fosse capace di immergersi rapidamente e attaccare dall’alto, una tecnica piuttosto sofisticata per l’epoca.

Tra le sue prede preferite, probabilmente ci sono stati gli ammoniti, molluschi marini abbondanti in quella regione del Cretaceo, dotati di conchiglie dure che questo predatore poteva facilmente schiacciare con i suoi denti robusti e affilati.

Perché il ritrovamento è importante per i paleontologi

Oltre ad aggiungere un nuovo, affascinante tassello alla storia della vita sulla Terra, il Traskasaura sandrae ha anche risolto un mistero paleontologico che durava da oltre trent’anni. I primi resti erano stati trovati nel 1988 da Michael e Heather Trask, ma per anni non si era riusciti a identificarli con certezza: troppo pochi elementi e troppo strani rispetto agli altri plesiosauri già noti. Solo grazie a un secondo scheletro, meglio conservato e appartenente a un giovane esemplare, i ricercatori hanno finalmente potuto collegare i pezzi e assegnare un nome ufficiale a questa creatura nel 2025.

La scoperta è così rilevante che nel 2023 il Traskasaura è stato proclamato fossile ufficiale della Columbia Britannica. Non è solo una curiosità da museo, ma anche la chiave per comprendere l’evoluzione dei plesiosauri, e più in generale, identificare la varietà della fauna marina che popolava il Nord America nel Mesozoico.

La sua anatomia così particolare suggerisce che i plesiosauri potevano essere molto più diversificati, sia nel corpo che nel comportamento, rispetto a quanto immaginato finora. Dopo oltre trent’anni dalla sua scoperta, il Traskasaura sandrae ha finalmente un nome e una storia da raccontare. Questo curioso mostro marino, rimasto per decenni un fossile senza identità”, oggi ci parla di un’epoca lontanissima in cui strane creature nuotavano nei mari del Pacifico.
La sua identificazione non è stata immediata: ci sono voluti nuovi ritrovamenti e svariate ricerche per svelarne la vera natura.
Oggi il Traskasaura non è solo un pezzo da museo, ma anche parte dell’identità della regione canadese della British Columbia.

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Microplastiche nell'insalata, nuovi dati allarmanti https://www.virgilio.it/video/insalata-contaminata-microplastiche-216645 Sat, 31 May 2025 13:27:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/insalata-contaminata-microplastiche-216645 Video Virgilio Canva

Ci dicono sempre di mangiare più verdure, perché fanno bene. Uno studio innovativo però ha rivelato che ogni volta che addentiamo una foglia di lattuga o una carota potremmo masticare plastica. Non stiamo parlando di plastica visibile a occhio nudo, ma di minuscole particelle chiamate microplastiche starebbero contaminando sempre di più i nostri ortaggi. Lo studio – che ha analizzato quasi 200 ricerche scientifiche – evidenzia come i terreni agricoli si stiano trasformando in veri e propri depositi invisibili di plastica, con effetti non ancora ben noti per la salute umana.

Cosa sono le microplastiche e dove si trovano

Le microplastiche sono frammenti di plastica talmente piccoli che spesso non superano i 5 millimetri di diametro. Possono nascere già in formato ridotto – come le microsfere presenti in certi cosmetici o le fibre sintetiche che si staccano dai nostri vestiti durante il bucato – oppure derivare dalla frammentazione di oggetti più grandi, come sacchetti o bottiglie di plastica lasciati a degradarsi nell’ambiente. La plastica non si distrugge, semplicemente si degrada e si infiltra ovunque.

E infatti oggi le microplastiche sono ovunque. Le troviamo negli oceani, dove mettono a rischio la flora e la fauna marina. Le troviamo nei fiumi, nei laghi, nell’acqua che beviamo (sia in bottiglia che del rubinetto), nell’aria che respiriamo e persino negli alimenti. Non ci stiamo liberando della plastica: la stiamo semplicemente ingerendo senza accorgercene.

Dal suolo al piatto: i percorsi della contaminazione

Ed è proprio qui che entra in gioco lo studio della Murdoch University. I ricercatori hanno scoperto che l’agricoltura moderna, paradossalmente, è uno dei principali veicoli di diffusione delle microplastiche nei cibi che consumiamo ogni giorno. La contaminazione avviene attraverso fanghi di depurazione, usati come fertilizzanti, compost contaminato, teli di plastica per la pacciamatura e perfino l’aria. Tutti questi elementi rilasciano microplastiche che si accumulano nel terreno.

Da lì, il passo verso le piante è breve. Le microplastiche infatti possono essere assorbite dalle radici oppure entrare attraverso i pori delle foglie. Alcune viaggiano con l’acqua che irriga i campi, penetrando nei tessuti delle colture.

Secondo lo studio, lattuga, grano e carote sono tra le colture più colpite. Ma non solo: queste particelle trasportano anche sostanze chimiche pericolose, come ftalati e ritardanti di fiamma. Insomma, quello che sembra un innocuo e salutare contorno potrebbe nascondere ben altro.

Microplastiche, un problema sottovalutato che va affrontato

Il problema è che, rispetto all’inquinamento dei mari, quello dei terreni agricoli è molto meno visibile. Ma questo non lo rende meno grave. Anzi, i suoli inquinati impiegano molto più tempo a rigenerarsi e le microplastiche, una volta lì, possono interferire con la crescita delle piante, ostacolare l’assorbimento dei nutrienti, della fotosintesi e alterare l’equilibrio dei microrganismi nel terreno.

Eppure, la questione è ancora largamente sottovalutata. Come sottolinea Joseph Boctor, uno degli autori dello studio, “i terreni agricoli si stanno trasformando in depositi silenziosi di plastica”. L’UE ha già iniziato a limitare l’uso di microplastiche in certi prodotti, ma la lentezza della legislatura non riesce a tenere il passo con la severità del problema. Serve un cambio di rotta urgente: tecniche agricole più sostenibili, maggiore trasparenza sui fertilizzanti utilizzati e soprattutto più consapevolezza. La scienza però ha già fatto delle scoperte incredibili sul tema. Un team di ricercatori ha scoperto degli insetti mangia plastica, che potrebbero contribuire alla lotta per l’eliminazione delle microplastiche.

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Super tempesta solare in arrivo: gli effetti sulla Terra https://www.virgilio.it/video/super-tempesta-solare-terra-216594 Fri, 30 May 2025 18:21:00 +0200 https://www.virgilio.it/video/super-tempesta-solare-terra-216594 Video Virgilio Canva

L’attività solare del 2025 è particolarmente intensa, lo dimostra la tempesta geomagnetica iniziata fra il 28 e il 29 maggio. La conferma è arrivata anche dal Centro di previsione meteorologica spaziale dell’agenzia americana NOAA. A scaturirli pare siano stati gli effetti del flusso ad alta velocità creato da un buco coronale. Si tratta di una zona, nello strato più esterno dell’atmosfera del Sole, nella quale il campo magnetico si apre verso l’esterno, facendo uscire il vento solare.

Il picco della tempesta solare ha raggiunto la classe G3, quella intermedia considerando una scala che va G1 a G5, per poi attenuarsi attestandosi al livello più basso. Sinora non ci sono state conseguenze apprezzabili per la Terra, ma l’intensità potrebbe aumentare. Inoltre, non è detto che il fatto di essere stati fortunati sinora si verifichi in futuro con i prossimi eventi.

La più potente mai registrata 14.300 anni fa

Gli astronomi hanno rilevato una super tempesta geomagnetica risalente a 14.300 anni fa. A dirlo sono stati gli anelli di alcuni alberi che, così come segnano il passare degli anni, riescono a intrappolare isotopi dall’atmosfera, incluso il carbonio-14 che – in questi casi – aumenta considerevolmente. Si tratta di un’evidenza che, con ogni probabilità, questa è stata una tempesta solare molto più forte di tutte quelle registrate in epoca moderna. Ha superato anche l’evento Miyake del 774-775 d.C. e studiarla permette di valutare i rischi che si correrebbero oggi.

Per intendersi, con l’evento di Miyake si intende un fenomeno astrofisico che porta a un incremento della produzione di nuclidi cosmogenici nelle interazioni fra i raggi cosmici e la parte più alta dell’atmosfera terrestre. Gli studiosi hanno notato un aumento della concentrazione dell’isotopo radioattivo 14C negli anelli di accrescimento degli alberi, e degli isotopi 10Be e 36Cl nelle carote di ghiaccio.

L’evento di Carrington del 1859: il mondo in tilt

Particolarmente significativo, per comprendere cosa potrebbe succedere se un super tempesta solare colpisse la Terra, è quello che gli esperti conoscono come l’evento di Carrington e che risale al 1859. Si chiama così per l’astronomo che l’ha studiata, Richard Carrington che, grazie al suo approfondimento sulle macchie solari, è stato il precursore anche della Legge di Spörer.

Gli effetti sul nostro pianeta sono stati registrati dal 28 agosto al 2 settembre di quell’anno. Si sono registrate interruzioni telegrafiche per 14 ore e si è assistito a una aurora boreale a latitudini atipiche. Si è vista anche a Roma, in Giamaica, a Cuba e alle Hawaii.

Satelliti, GPS, internet: quanto siamo vulnerabili oggi

Una super tempesta solare oggi potrebbe provocare problemi ai sistemi di navigazione satellitare e alle comunicazioni radio. Inoltre, è possibile che si assista di nuovo ad aurore boreali in aree del pianeta in cui normalmente non si verificano.

Queste aree di turbolenza ruotano insieme al Sole e al loro interno possono formarsi onde d’urto che ricordano le espulsioni di massa coronale. Le Cme, quando incontrano il campo magnetico terrestre, sono le responsabili più frequenti delle tempeste geomagnetiche.

Siamo pronti a una nuova super tempesta?

Se una tempesta solare come quella di oltre 14.000 anni fa si verificasse oggi potrebbe guastare la rete elettrica, interrompere il funzionamento dei satelliti e dei GPS e mettere a rischio radiazioni gli astronauti e i voli ad alta quota.

Considerando quanto oggi l’uomo sia dipendente dalla tecnologia, molto più di quanto non lo fosse in passato, un evento del genere potrebbe mettere in estrema difficoltà la gestione di tutti gli aspetti della vita moderna.

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